Il calendario di Cometa di agosto 2013: la tortora tra l'amore sacro e l'amore profano
Sono sempre di più i Cittadini (ma anche alcune autorità locali) che si fanno beffe del vergognoso e illegittimo disciplinare dell' amministrazione provinciale del Verbano-Cusio-Ossola secondo il quale gli animali selvatici in difficoltà devono essere lasciati morire sul posto affinché servano da nutrimento ad altri animali. In questo periodo un veterinario di Cometa ha ricevuto e curato 42 esemplari, 15 dei quali sono stati liberati a guarigione avvenuta. Su questa base la nostra associazione stima che gli animali selvatici finora raccolti e salvati da morte sicura siano circa un centinaio, molti dei quali ricoverati presso volontari. Il tasso di sopravvivenza dovrebbe aggirarsi sul 70-75%: un risultato strepitoso quando si pensi che presso il defunto CRAS provinciale il tasso di sopravvivenza non superava il 20%; e ancora più strepitoso quando si pensi che veterinari e volontari prestano la loro opera gratuitamente mentre il CRAS voluto dalla provincia è costato una valanga di denaro (il nostro denaro, di noi Cittadini, così come nostri, di noi Cittadini, sono gli animali che salviamo e rendiamo al loro ambiente).
Il calendario di questo mese è dedicato ad uno di essi, una tortorella curata e liberata un paio di giorni or sono.
E' probabile che la tortora (Streptopelia turtur) sia l' uccello che più di ogni altro ha attraversato la storia della letteratura. La troviamo nei Salmi biblici, nella classicità romana (da cui è tratta la nostra citazione), nei testi dei Padri della Chiesa (dove è detta da San Bernardo "uccello castissimo"). Certamente il maggior successo mediatico della tortora è il capitolo 29 del Physiologus, un bestiario cristiano scritto verso il terzo secolo e in seguito tradotto in praticamente tutte le lingue allora parlate nel bacino del Mediterraneo. Il Fisiologo, che nel medioevo ebbe la sua maggior diffusione (un vero e proprio best seller, secondo solo alla Bibbia), è composto da 48 capitoli, ciascuno dedicato a un animale (talora immaginario, come l' unicorno o la fenice), una pianta o una pietra; di questi un intero capitolo compete alla tortora.
Quando un animale colpisce l' immaginario collettivo, ognuno se ne appropria, costruendovi intorno una simbologia personale e spesso in contraddizione con altri sistemi culturali: così nel Fisiologo e in altri testi della tradizione cristiana la tortora è simbolo di solitudine, di vita anacoretica, dedicata all' amore di Cristo; ma nell' approccio romantico che attraversa la cultura occidentale dalla latinità ai nostri giorni la tortora è stata (ed è ancora) simbolo di una forma di amore più concreto e sensuale, suggerito dal comportamento di questi uccelli che sono soliti toccarsi reciprocamente con il becco (e, almeno fino a qualche anno fa , il "tubare" delle tortore veniva esteso allo scambio ti tenerezze tra innamorati). Insomma, il gemito della tortora di Virgilio non sempre è un lamento di solitudine.
I columbidi, famiglia che la tortora rappresenta degnamente (tant'è che nella vecchia tassonomia è chiamata anche Columba turtur) furono probabilmente tra gli uccelli che per primi impararono a convivere col genere umano. A sostegno di questa tesi si cita emblematicamente la vicenda del diluvio universale, per verificare la fine del quale Noè libera per tre volte di fila una colomba, e prima di lei un corvo; anche nell' analoga descrizione del diluvio tratta dall' epopea di Gilgamesh, l' omologo mesopotamico di Noè, Utnapishtim, libera nell' ordine una colomba, una rondine e un corvo. Così, se è attestato che il termine latino 'turtur' deriva foneticamente dal richiamo tipico dell' uccello, ci piace pensare che il nome della tortora abbia attinenza anche con la dea dell' amore mesopotamica Ishtar (Astarte), cui erano dedicati, nel 3000 a.C., i colombi, il cui nome richiama proprio il verso della tortora. |