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sabato 30 novembre 2013

Il calendario di Cometa di dicembre 2013
con i nostri auguri

Con questo numero il nostro calendario compie quattro anni. Ci siamo accorti che in tutto questo tempo abbiamo dedicato solo uno spazio marginale a uno degli ungulati più diffusi nel nostro territorio, il capriolo. Allora tentiamo di recuperare, e quale occasione migliore del Natale per celebrare il capriolo? certo, andrebbe meglio la renna, ma dalle nostre parti i caprioli abbondano, le renne non si sono mai viste. Accontentiamoci: sempre di cervi si tratta.

Sostituendo alla renna un capriolo, rendiamo la pariglia a Walt Disney, il cui Bambi dell' omonimo film (del 1942), nato come capriolo, nella pellicola diventa un cervo bianco. Si tratta, come per noi, di un rimpiazzo obbligato: il capriolo non vive in America, quindi Disney ha dato il ruolo di Bambi a una specie più nota agli americani. Ma il romanzo da cui è tratto il film dichiara inequivocabilmente, fin dal titolo, che è proprio di un capriolo: "Bambi, la vita di un capriolo" (1923) dello scrittore ebreo-ungherese-austriaco-svizzero Felix Salten, che dedicò agli animali anche altri libri.

Tornando al nostro capriolo, quello della fotografia è una femmina nata questa primavera; ha perso la madre e quindi è stata allevata in cattività e sarà liberata tra qualche mese. Non ha già più le tipiche macchie bianche caratteristiche dei neonati e sta sviluppando il mantello invernale. Ha preso confidenza (ma non troppa) con i veterinari che l' hanno salvata, ma gli etologi assicurano che, una volta rilasciata nel suo ambiente, vi si adatterà molto rapidamente, sviluppando una quanto mai opportuna diffidenza verso l' uomo, tanto più che l’uomo è l' unico predatore di questi bellissimi animali.

In Italia, e anche nel VCO, il numero dei caprioli è in forte sviluppo, anche perché la specie ha messo a punto particolari meccanismi di resistenza e difesa. Il periodo degli amori (dispendiosi dal punto di vista energetico) si apre prima dell’ inizio dell’inverno, quando la disponibilità alimentare è ancora elevata; la gestazione dura circa nove mesi, ma il primo periodo di sviluppo del feto è molto rallentato, in modo che il parto avvenga nella primavera avanzata, con abbondante foraggio a disposizione e clima più favorevole; a differenza di altre specie, il piccolo di capriolo non ha odore e non segue la madre nella sua attività di ricerca del cibo, ma rimane nascosto fra erbe o cespugli e la madre lo raggiunge più volte al giorno per allattarlo. Questo comportamento, il lasciare solo il capriolino in relativa sicurezza, è reso possibile dal mantello maculato del piccolo che lo mimetizza nell' ambiente. Il vero e unico pericolo è dovuto alla presenza di mezzi agricoli, che possono inavvertitamente causare la morte o la mutilazione del piccolo. Inoltre, anche occasionali escursionisti scambiano spesso per abbandono il momentaneo allontanamento della madre; in questi casi è da evitare ogni contatto fisico con l’ animale che porterebbe al mancato riconoscimento del piccolo da parte della madre e a un effettivo abbandono.

Purtroppo lo sviluppo del numero di capi, unitamente al fatto che il capriolo in ricerca del cibo si spinge anche in zone coltivate, ne ha fatto una delle prede preferite da cacciatori e non solo. E' recente lo scandalo del manifesto ("Caprioli … No grazie") con cui le associazioni agricole di Alessandria e 50 sindaci della provincia invitano le autorità ad ampliare la durata del periodo di caccia ai caprioli e perfino a consentire agli agricoltori di abbatterli loro stessi. Rimedio (sempre che si possa parlare di rimedio) peggiore del male: uno studio scientifico francese, che compara i dati del dipartimento della Haute Marne, dove i selvatici sono sottoposti a una caccia molto intensa, con quelli di un territorio con caccia poco intensa nei Pirenei, dimostra che la caccia non fa altro che accrescere la fertilità e quindi il numero di capi. Anche il professor Josef Reichholf del Museo Zoologico Statale di Monaco di Baviera ritiene che la caccia causi una più intensa moltiplicazione degli animali selvatici rispetto alle condizioni naturali. Infatti, come si legge sulla Suddeutsche Zeitung del 28 gennaio 2009, poiché la caccia ha luogo soprattutto in autunno e in inverno, se in un territorio vengono uccisi molti animali, i sopravvissuti avranno una maggiore disponibilità di cibo e gli animali meglio nutriti si riproducono prima, in primavera, e hanno una discendenza più numerosa.

Timido e riservato, il capriolo comunque non è privo di addentellati culturali. Nella mitologia celtica tutti i cervi erano sacri, perché le loro corna, rinnovandosi periodicamente, li rendevano simbolo della rinascita; la Smorfia (l' arte popolare dell' interpretazione dei sogni) dedica al capriolo i due numeri 24 e 11 (il primo positivo: sognare un capriolo che salta prelude a un evento divertente e il secondo negativo: sognare di uccidere un capriolo significa un' eredità in arrivo). Di maggior interesse è il fatto che può succedere che il palco del capriolo, normalmente costituito da due corna a tre punte, subisca una mutazione morfologica riducendosi a un solo corno. Il direttore del Centro di Scienze Naturali di Prato, dove una femmina ricoverata ha partorito un capriolino con questa particolarità si dice certo che un simile animale sia alla base della leggenda del mitico unicorno. E potrebbe essere vero: i caprioli hanno gli zoccoli divisi, come vuole l' iconografia tradizionale dell' unicorno.

Bene, con un corno solo o con due, che il nostro testimone di dicembre porti felicità nelle feste di tutti Voi.

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