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mercoledì 31 maggio 2017

Il calendario di giugno 2017

Anche se tutti noi amiamo gli animali, la nostra percezione della loro esistenza è episodica, parziale e limitata.

Cani, gatti, uccelli, i pesci dell’acquario, i molti insetti che girano per casa: poche decine di specie. Chi vive fuori città, poi, ha ben presente capre, pecore, bovini, asini, cavalli, galline e quant’altro. E chi ha occasione di passeggiare all’aperto può incontrare volpi, tassi, talpe, qualche raro ruminante selvatico, una quantità di uccelli che non frequentano l’ambiente urbano, varie specie di insetti che preferiscono l’aria pura a quella domestica.

Comunque sia, la massima parte di noi non riuscirebbe a contare più di un qualche centinaio di specie animali con cui è venuta personalmente in contatto. E anche considerando la nostra esperienza indiretta, la visione di immagini, film, documentari, le specie che possiamo dire di aver in qualche modo conosciuto restano in numero quanto mai limitato rispetto ai quasi due milioni di organismi classificati dalla scienza zoologica (ai quali si potrebbero aggiungere circa 6 milioni di organismi probabilmente ancora da scoprire, ma le stime su ciò che non si conosce sono ovviamente molto controverse).

Insomma, possiamo essere convinti ambientalisti, ecologisti, animalisti, sostenitori dell’importanza della biodiversità, ma la conoscenza che abbiamo dei nostri amici resta incredibilmente povera. Così non possiamo mai renderci veramente conto dello sforzo che ha fatto l’evoluzione per popolare tutto il pianeta, percorrendo strade impervie, abbandonandole quando non portavano da nessuna parte e aprendone ogni giorno di nuove.

Tra le specie che vivono in ambienti particolarmente difficili sono da annoverarsi i pesci delle profondità marine, una categoria genericamente indicata come 'pesci abissali', in realtà un numero elevato di specie che si sono adattate a un ambiente impenetrabile all’uomo: freddo, oscuro, dove la pressione supera di centinaia di volte quella dell’atmosfera.

Fino alla metà dell’ 800 la scienza del mare sosteneva che non vi fossero organismi viventi al di sotto di 100 metri di profondità. Solo nel 1930 il naturalista americano William Beebe riuscì ad arrivare a circa un chilometro di profondità e solo negli anni ’60 del secolo scorso Jacque Piccard riuscì a portare il suo batiscafo Trieste ai quasi 11000 metri della Fossa delle Marianne. Da quegli anni la lista dei pesci abissali è andata costantemente allungandosi, aggiungendo forme di vita sorprendenti: attualmente il primato di profondità è detenuto da un Lipirade filmato a 8143 metri.

Oltre al freddo e alla pressione, i pesci che vivono nelle profondità incontrano un paio di altri problemi non da poco: nutrirsi e riprodursi.

Il fondo dell’oceano è poco popolato, quindi trovare del cibo è impresa difficile, anche se spesso i pesci abissali si portano più vicino alla superficie per catturare delle prede. Per questo motivo alcune varietà di pesci abissali hanno sviluppato bocche enormi con mascelle disarticolate e fitte dentature, che consentono loro non solo di ricambiare continuamente l’acqua trattenendo il plancton ma anche - quando capita la rara occasione - di catturare pesci e crostacei di grandi dimensioni (è il caso del pesce mandibola, Malacosteus niger, o del pesce vipera, Chauliodus macouni o del Melanocetus johnsonii della foto del calendario). Altre specie, l’anguilla inghiottitrice (Saccopharynx ampullaceus) hanno sviluppato uno stomaco estensibile, che consente loro di inghiottire prede di grandi dimensioni.

Quando alla ricerca di un partner le strategie messe a punto dall’evoluzione sono svariate. In particolare c’è chi si sposa 'finché morte non vi separi’ anche se con più di un marito: le femmine dei Lofiformi ospitano a tempo pieno uno o più mariti, molto più piccoli, che si saldano con i denti alla femmina, fondendo il loro corpo con il suo, inclusi vasi sanguigni, ossa e scaglie, rifornendola del liquido riproduttivo. In più, poiché le nascite di femmine sono rare (in rapporto di 1 a 100 con le nascite dei maschi), i maschi che non riescono ad accoppiarsi cambiano sesso, diventando essi stessi femmine.

Una caratteristica comune a quasi tutti i pesci abissali è la capacità di emettere luce (bioluminescenza). Anche qui l’evoluzione ha inventato metodi diversi: ci sono pesci che ospitano colonie di batteri luminosi e ci sono pesci che accendono lampadine proprie (fotofori): come c’è da immaginarsi sono strumenti di corteggiamento, di caccia e di difesa (alcune specie sono in grado di accendere e spegnere i loro richiami a seconda del bisogno, ad esempio per rendersi invisibili a un eventuale predatore).

Chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza di questi animali che forse non avremo mai l’occasione di vedere di persona può cercare in Internet dove i pesci abissali trovano largo spazio (ma anche molti articoli di scarso rigore scientifico).

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