Il calendario di novembre 2018
Ogni mese la nostra Associazione, attraverso i suoi calendari, lancia agli Amici di Cometa messaggi talvolta ispirati a cronache locali (avvistamenti, salvataggi e così via), altre volte costituiti da tentativi di innescare curiosità sulle meraviglie del mondo animale, messaggi mantenuti sempre e comunque all’interno di una precisa ideologia, peraltro (pensiamo) già condivisa dai nostri destinatari. Cose divertenti, ma in fondo episodiche e forse non sempre coinvolgenti. Ci piacerebbe allora alzare un po’ il tiro, e tentare - come cominciamo a fare da questo calendario - di leggere l’animalismo (brutta parola: meglio “l’amore per gli animali”) in un’ottica un po’ più allargata, tentando di capire perché amiamo gli animali e da dove viene e come si è sviluppato storicamente questo sentimento che ha coinvolto artisti, pensatori, intellettuali fino dall’antichità.
Magari cominciando - come nel dipinto che illustra il nostro calendario di novembre - da una delle cronache più antiche: dalla Bibbia e dal giardino dell’Eden che vi è descritto proprio all’inizio, nel libro della Genesi (databile tra il 1000 e il 500 a.C., la questione è tuttora ampiamente dibattuta).
Bene: secondo la Bibbia l’uomo è stato creato vegetariano! «Dio disse: "Ecco, Io vi do tutte le erbe che fanno seme, che sono sulla faccia di tutta la terra, tutti gli alberi che danno frutto d'albero producente seme; vi serviranno come cibo. Agli animali tutti della terra, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli striscianti sulla terra, che hanno un afflato di vita, tutte le erbe verdi serviranno di cibo.” E così fu.» (Genesi 1, 29-30). Ovvero: uomini e animali dovevano nutrirsi solo dei frutti della terra.
Bella idea ma di breve durata (anche per i tempi biblici). Infatti passa poco tempo ed ecco che si manifesta il primo sospetto che la dieta vegetariana non sia più in auge. Tant’è che Abele offre in sacrificio a Yahveh i “primogeniti del suo gregge e il loro grasso” (Genesi, 4, 4), e Yahveh preferisce questa offerta a quella di Caino, costituita da “frutti del suolo”; il che fa pensare che Dio abbia preferito l’arrosto di agnello alle patate alla brace.
Ma vogliamo essere generosi e supporre che il sacrificio fosse solo un dono votivo e non un fatto cruento. Non illudiamoci: passa qualche generazione e il vecchio Isacco ordina a suo figlio Esaù: “Ebbene, prendi le tue armi, la tua faretra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare”. Contemporaneamente Rebecca, moglie di Isacco, dice all’altro figlio, Giacobbe: “Va' subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto” (Genesi, 27, 3-9).
Insomma: la dieta vegetariana dura solo fino alla cacciata dal paradiso terrestre. La Bibbia ce la presenta come un elemento dello stato di grazia raffigurato dal nostro calendario, quando «il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leone pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme, si sdraieranno insieme i loro piccoli; il leone si ciberà di erba, come il bue; il lattante si trastullerà sulla buca della vipera, il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi» (Isaia,11, 6-8)
D’altra parte ciò significa che è proprio col rifiuto di nutrirsi di animali che possiamo avvicinarci un po’ a tale stato.
Qui a fianco un altro dipinto ispirato alle felice convivenza di uomini e animali nel Paradiso terrestre (Lucas Cranach il Vecchio,Adamo ed Eva, 1526) |