Il calendario di marzo 2019
E’ questi giorni la notizia che la Regione Lombardia ha dato il via a una riforma dei servizi cimiteriali che consentirà la tumulazione congiunta del proprietario e del suo animale domestico. Si tratta di una norma già altrove applicata (ad esempio nello stato di New York) ma - siamo in Italia, terra di poeti e navigatori ma anche di preti - qualche parroco ha già manifestato il suo sdegno.
Questo evento ha rinvigorito tra i cattolici il dibattito se gli animali possiedano o no un’anima, se possano o no andare in paradiso. Il che ci dà lo spunto per riprendere il discorso, iniziato qualche mese fa, sul rapporto tra cultura e amore per gli animali.
La Bibbia, come già abbiamo osservato nel calendario di novembre 2018, “nasce” vegetariana o perfino vegana: "Ecco, Io vi do tutte le erbe che fanno seme, che sono sulla faccia di tutta la terra, tutti gli alberi che danno frutto d'albero producente seme; vi serviranno come cibo. Agli animali tutti della terra, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli striscianti sulla terra, che hanno un afflato di vita, tutte le erbe verdi serviranno di cibo.” (Genesi, 1, 29-30).
Ciò non significa che la Bibbia sia “animalista” nel senso tecnico (riconoscimento dei diritti degli animali) che diamo abitualmente a questo termine. Al contrario vi si afferma esplicitamente che l’unica creatura fatta a somiglianza di Dio è l’uomo e che come tale avrà il diritto di dominio su tutte le cose create: “Dio li benedisse e disse loro [Adamo ed Eva] «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente” (Genesi, 1, 28). E infatti ben presto - comunque dopo la cacciata dall’Eden - l’uomo abbandona il cibo vegetale cominciando a nutrirsi di carne e Yahweh comincia a gradire il sacrificio degli animali.
Quella descritta della Sacra Scrittura è quindi una relazione di subordine: l’uomo è fatto ad immagine di Dio, gli animali non lo sono, quindi l’uomo li può dominare. Ma molti passi successivi chiariscono che tale dominazione deve essere intesa come forma di custodia, cioè se è pur vero che l’uomo è superiore agli animali, se è pur vero che ha diritto di trarne beneficio (cibo, abiti, lavoro: ecco perché Noé se li porta nell’arca*) è altrettanto vero che tale beneficio deve essere gestito con benevolenza e avulso da ogni forma di crudeltà.
Poiché la Bibbia è l’origine comune alle tre grandi religioni rivelate (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) è ovvio che ognuna di esse riprenda in misura maggiore o minore l’idea degli animali come creature sensibili ma relegate in un semplice ruolo di supporto alla vita umana. Una visione comunque utilitaristica, che si concreta stabilendo una gerarchia dei sentimenti: il credente deve amare innanzitutto Dio, poi gli altri uomini, mentre per gli animali può provare solo benevolenza o “compassione” (compassione è proprio il termine utilizzato da Papa Francesco nel suo discorso del maggio 2016, che ha scandalizzato le associazioni animaliste). Così come il Cristianesimo, anche l’Ebraismo e l’Islam sostengono la stessa tesi**.
In tal modo, sostenendo l’antropocentrismo (l’uomo come immagine di Dio, animali sottomessi al suo servizio) le religioni rivelate si distaccano tanto dalle religioni orientali (in primis Buddismo, Induismo, Jainismo) quanto da molte sette e culture precristiane che viceversa sono biocentriche: tutti gli esseri viventi hanno pari dignità, l’uomo è solo uno tra essi.
In realtà, nel corso della loro pluricentenaria storia il tema dell’animalismo è stato interpretato dalle religioni scaturite dalla Bibbia in una quantità di modi, spesso contraddittori. Basta ricordare che tra le accuse di eresia contro gli Esseni, i Catari, i Dulciniani e molti altri si adduceva il fatto che fossero vegetariani e di converso molti ordini monastici e un’infinità di santi della Chiesa cattolica (Sant’Ambrogio, San Benedetto, San Bernardo, Santa Caterina, San Girolamo, lo stesso apostolo Matteo, giusto per citarne una minima parte) rifiutavano di nutrirsi di carne. Tuttavia, ancora in un’epoca molto vicina a noi, papa Pio XII concludeva il suo discorso “Ai lavoratori del mattatoio di Roma” (17 novembre 1957) con la terribile affermazione che “I gemiti delle bestie abbattute e uccise per giusto motivo [ovvero mangiarle] non dovrebbero destare una tristezza maggiore del ragionevole, come non ne procurano i colpi del maglio sui metalli roventi”.
Ma forse l’atteggiamento della Chiesa Cattolica sta un po’ cambiando, nel modo ondivago e prudente che ne caratterizza il comportamento millenario. A cominciare da Paolo VI, che lascia intravedere la resurrezione della carne anche per i nostri amici (“Gli animali sono la parte più piccola della Creazione Divina, ma noi un giorno li rivedremo nel Mistero di Cristo”) per continuare con Giovanni Paolo II che nel gennaio 1990 proclamava, aggirando abilmente il testo della Genesi: “C’è nell’uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio ed allo Spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi.” Benedetto XVI, invece, assunse una posizione più classica (da teologo rigoroso qual è): “Le altre creature non sono chiamate all’eternità”, subito scavalcata da papa Francesco, che - pur con le limitazioni utilitaristiche sopra richiamate - afferma che il Paradiso e' aperto a tutte le creature, facendo rabbrividire non pochi teologi di rigorosa osservanza (è proprio sua la citazione di San Paolo che intesta il nostro calendario nella quale l’Apostolo afferma che tutta la creazione - quindi anche gli animali - sarà infine indenne dalla corruzione del tempo).
Insomma: se siamo credenti, non ci resta che sperare; se non lo siamo, comunque sperare non costa nulla.
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*nell’immagine: l’imbarco degli animali sull’arca di Noè, Aurelio Luini, 1556, Milano, chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore
** chi sia interessato ad approfondire la comparazione delle tre religioni rivelate verso gli animali può trovare un’ottima sintesi dell’economista e islamologo Georges-Henri Bousquet all’indirizzo
http://www.biblia.org/documenti-tabella/approfondimenti-culturali/32-ac-iii/file.html |