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sabato 31 agosto 2019

Il calendario di settembre 2019
L'INCREDIBILE EVOLUZIONE DELLA PROCAVIA

Il simpatico animaletto del nostro calendario di settembre è un mammifero erbivoro che vive tra le rocce. Ha le dimensioni di un coniglio e i denti di un roditore, ma la sua parentela è ben lontana da queste specie. Non si direbbe, ma la Procavia (tale è l’animaletto del calendario, nome scientifico Hyrax capensis) è cugina dell’elefante e del dugongo, centinaia di volte più grandi.

In effetti vi fu un’epoca molto lontana in cui le procavie avevano le dimensioni di un cavallo e si aggiravano a milioni per le pianure africane, dove erano l’animale superiore più diffuso. Capire come e perché questi animali si sono rimpiccioliti e hanno cambiato stile di vita apre una delle più affascinati storie dell’evoluzione.

Fino alla metà del Miocene (diciamo una quindicina di milioni di anni fa) le grandi procavie prosperavano tranquillamente nelle pianure, dove trovavano di che sfamarsi e riprodursi in quantità in relativa assenza di predatori. Ma a un certo punto la loro specie fu attaccata con una manovra a tenaglia: i bovidi cominciarono a prosperare e - essendo erbivori molto efficienti - a limitare la possibilità di alimentazione dei nostri amici; dall’altro lato si stavano sviluppando i grandi carnivori, veloci e famelici, che non disdegnavano un buon pranzetto a base di procavia. L’intelligenza della specie, la strategia di sopravvivenza, le spinse allora a cambiare habitat, spingendole dalle pianure verso aree rupestri dove i predatori si trovavano in difficoltà, a diventare sempre più piccole per poter sviluppare un’abilità di arrampicarsi che pochi altri mammiferi (ma certamente né i bovidi né i grandi predatori) possiedono e ad assumere il colore delle rocce. Tuttavia restarono animali arcaici mantenendo la limitazione di un sistema di regolazione termica poco sviluppato: questo significa che, uscendo dagli anfratti rocciosi dopo il sonno, necessitano di un periodo di riscaldamento durante il quale i movimenti sono lenti e l’esposizione ai nuovi predatori, che questa volta arrivano dal cielo, rischiosa. Per limitare il pericolo la scelta della specie è stata di tipo sociale: le procavie stanno sempre in gruppo, si accatastano le une sulle altre, mangiano tutte assieme nel più breve tempo possibile e lasciano sempre qualche vecchio maschio di sentinella, pronto a informare tutti dell’approssimarsi di un pericolo. Ovviamente questi cambiamenti nel comportamento sono sostenuti da mutamenti fisici: cuscinetti sensibili sotto le zampe che consentono la capacità di arrampicarsi quasi in verticale, ottima memoria, ottimo udito e soprattutto una vista acutissima anche controluce, perché gli occhi sono protetti da una membrana che filtra i raggi del sole.

Durante il percorso evolutivo che ha portato i grandi esemplari del Miocene a diventare gli animaletti di oggi, le procavie hanno incontrato un punto di svolta: ad alcune è cresciuto il naso e gli incisivi, trasformandosi in proboscide e zanne, e da queste sono nati gli elefanti, altre hanno imparato a nuotare e hanno generato quei grossi mammiferi acquatici noti come Sirenidi (di cui il lamantino e il dugongo sono le specie più emblematiche). Altre ancora, in tempi più recenti, hanno lasciato gli anfratti delle rocce e si sono abituate a vivere sugli alberi. Insomma, il patrimonio genetico degli antichi Hyracoidea è stato sufficientemente potente da consentire adattamenti estremi.

La procavia è un animaletto timido e affettuoso anche verso l’uomo, con cui si adatta a convivere senza problemi purché venga lasciato libero per casa. Se qualcuno volesse tenersi una procavia da compagnia (abitudine diffusa in Africa) sappia che si tratta di un animale maniaco della pulizia; in particolare non sporcherà mai in casa perché questi animali progettano veri e propri gabinetti (che passano di generazione in generazione) che verranno sistematicamente usati da tutti gli esemplari. Per la cronaca il deposito biancastro di secoli di urina lasciata sempre nello stesso posto, detto Hyraceum è stato utilizzato con successo nella medicina tradizionale africana contro una quantità di scompensi (come l’epilessia) e più recentemente è entrato a far parte della profumeria cruelty free.

Alle procavie la Spagna deve il suo nome. Verso l’800 a.C. i Fenici arrivarono nella penisola iberica, e trovarono procavie ovunque, ma credettero che fossero conigli. Dal vocabolo fenicio shpan, che indica il coniglio, chiamarono il territorio hi-shphanim ovvero isola dei conigli.

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