IMPORTANTE:
se volete essere avvertiti ogni volta che viene pubblicata una nuova notizia su questo sito
inviate cortesemente una e-Mail a info@cometa.vb.it

VISUALIZZA ALLEGATO

sabato 1 febbraio 2020

Il calendario di febbraio 2020

L'arte di invecchiare

Benché esistano animali molto longevi*, quando parliamo di animali antichi pensiamo subito a qualche specie estinta, e non a un singolo organismo ancora vivente che è giunto fino a noi da un passato di secoli o millenni.

Per le piante la questione è molto diversa: sopravvivono singoli alberi la cui età è plurimillenaria, alberi che erano vivi ben prima che Colombo scoprisse le Americhe, prima della costruzione di Stonehenge, prima che i faraoni egiziani edificassero le piramidi, e (per le piante dotate di capacità di clonazione) prima che l’uomo scoprisse l’agricoltura e capisse come costruire utensili affilando le pietre. E che sono vivi ancora oggi.

Fu Leonardo da Vinci il primo che si pose il problema della datazione degli alberi, ma - a partire da epoche più recenti e soprattutto con lo sviluppo del metodo del carbonio-14 (che valse al suo inventore, il chimico W.F. Libby, il premio Nobel nel 1960) - le tecniche di datazione si sono sviluppate in una disciplina autonoma, denominata dendrocronologia.

Perché le piante possano vivere così a lungo è una questione rimasta a lungo irrisolta. In tutti gli esseri viventi esiste un meccanismo di riparazione dei malfunzionamenti attraverso cellule staminali, che si autorinnovano costantemente. Tuttavia negli animali tale duplicazione non è esente da piccoli “errori di copiatura” che danneggiano il patrimonio genetico utilizzato per la riparazione del malfunzionamento sicché l’accumulo progressivo di tali errori porta all’invecchiamento e alla morte dell’organismo animale. Le piante, invece, utilizzano cellule staminali quiescenti, presenti nelle loro radici, che conservano una copia intatta del patrimonio genetico e quindi consentono una riparazione molto più efficiente. Questo meccanismo è stato messo in luce nei dettagli da uno studio recente dei ricercatori dell’Università di Ghent, in Belgio.

Da qui discende uno degli aspetti fondamentali della longevità delle piante, cioè la loro possibilità di continuare a restare in salute e prosperare anche quando una parte è morta (tutti noi abbiamo sotto gli occhi alberi alcuni rami dei quali sono e restano secchi mentre la pianta continua a crescere).

Ovviamente non tutte le piante hanno vita secolare, e benché la dimensione non sia sempre correlata con la durata di vita è del tutto ovvio che gran parte delle piante più antiche sono molto grandi, per il semplice fatto che hanno avuto molto tempo a disposizione per crescere: in allegato al calendario è possibile trovare le immagini di alcuni di questi antichissimi alberi. Benché non vi sia completo accordo tra i ricercatori si stima che l’albero più antico sia un Pinus longaeva di 5064 anni, seguito da un altro di 4846 anni (affettuosamente chiamato Methuselah: Matusalemme ). Di entrambi questi alberi non è nota la posizione esatta, al fine di mantenerne la protezione.

Esistono tuttavia piante ancora più antiche, quelle la cui propagazione non avviene per via sessuale ma attraverso un processo di clonazione che genera un nuovo organismo a partire da una parte della pianta originale: se l’apparato radicale resta vivo, in qualsiasi momento l’albero è in grado di tornare a vegetare, resuscitando da una morte apparente.

L’età dell’abete rosso denominato Old tjuikko (dal nome del cane dello scopritore), proprio uno degli alberi a propagazione clonale, è di 9562 anni ma sono noti altri casi fino ad arrivare alla Lovatia tasmanica, un semplice arbusto, alla quale la datazione col carbonio-14 attribuisce un età maggiore di 43000 (quarantatremila!) anni. L’esemplare fu scoperto nel 1937 da un cercatore di metalli e resta tuttora unico, anche se a partire dai suoi cloni è stata creata una colonia di 500 nuove piante, localizzata in un sito interdetto al pubblico. Paradossalmente la Lovatia produce dei fiori che tuttavia non sviluppano semi, data la differente strategia riproduttiva della specie.

_____________________________

* gli unici animali di dimensioni significative che vivono a lungo sono alcune tartarughe della specie Aldabrachelys gigantea, che campano regolarmente quasi 200 anni, le Carpe Koi, di cui è noto un esemplare vissuto per 226 anni, lo squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus) il cui decano sembra avere un’età superiore ai 500 anni. Altri organismi animali, più piccoli, possono avere una vita molto lunga (come certe spugne, alcuni bivalvi e alcuni coralli) fino alla piccolissima medusa Turritopsis nutricula (alla quale abbiamo dedicato il calendario di gennaio 2017) che è in un certo senso immortale, perché in grado di recedere ciclicamente dalla sua configurazione adulta alla forma neonatale dalla quale rigenerarsi (è lunga non più di mezzo cm)

<< TORNA ALL'ELENCO NEWS
CODICE IBAN PER IL CONTO DI COMETA:
IT40 G050 3522 4132 1357 0276 406
(ABI 05035 CAB 22413 C/C 21357 0276 406)
Associazione di Volontariato COMETA - C.F. 93027400030
Web Design by PCDR INFORMATICA