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martedì 31 marzo 2020

Il calendario di aprile 2020

Punto di svolta

E difficile, in tempi bui come questi, scegliere un argomento per il nostro calendario.

Molti sono gli stimoli che la pandemia suggerisce, forte è la tentazione di argomenti sociopolitici, che affogherebbero il nostro umile testo mensile tra i milioni di pagine che si stanno scrivendo ora dopo ora.

Quindi lasciamo ad altri qualunque approccio interpretativo, così come qualunque teoria del complotto e della punizione divina, e partiamo dall’idea che il Covid19 sia una delle tante manifestazioni della natura, una delle molteplici pandemie che abbiamo visto apparire sulla faccia del pianeta (e molto meno grave della maggior parte di esse).

Cosa c’è di nuovo? solo il fatto che il morbo è apparso su un pianeta profondamente danneggiato, in un’epoca in cui l’interdipendenza di ogni parte del mondo da ogni altra è elevatissima e sta mettendo in evidenza la quantità di errori accumulata dalla specie homo nel suo duplice delirio di controllo della natura e accumulazione dei profitti.

Si tratta di una malattia che colpisce l’uomo, ma il discorso resta valido per un evento improvviso qualsiasi, una grande eruzione, l’impatto di un asteroide o di una cometa, una estesa carestia dovuta a eventi atmosferici o a qualche virus delle piante commestibili, e così via. Sono tutti eventi che in passato hanno colpito regolarmente il pianeta e che storici, archeologi e studiosi hanno ricostruito in dettaglio. La fantascienza, poi, ci fornisce, in una miriade di libri e film, una casistica vastissima.

Ebbene, per la prima volta, nel breve spazio della nostra vita, ci troviamo di fronte a uno di questi eventi, non visto in un film catastrofale, non letto in un libro di fantascienza, non ipotizzato da uno studio scientifico, ma visto “dal vero”, con i nostri occhi. Non dovremmo farne oggetto di qualche riflessione?

La prima di esse è che viene punita (da Dio, se volete, o dalla natura, o dal caso: il mandante non ha importanza) la vanità dell’homo sapiens, che del sapiente sembra avere ben poco. Fino a ieri eravamo i padroni del mondo (e qualcuno voleva essere padrone più di altri) e oggi un organismo grande pochi milionesimi di millimetro uccide i padroni del mondo.

La seconda è che è solo l’uomo a essere colpito dal virus, il resto degli esseri animati è immune, anche se abbiamo assistito a tentativi di imputare agli animali l’origine del morbo.

La terza è che le imposizioni dei governi, che hanno ridotto, a torto o a ragione, per quanto poco gli aspetti produttivi ci consentono di contemplare, seppure dalle carceri domestiche in cui siamo intrappolati, un mondo nuovo: stormi di uccelli che volano in cieli che solo qualche giorno fa erano oscurati dallo smog, animali selvatici che si spingono nel cuore delle città*, panorami urbani ai quali non abbiamo mai fatto caso, monumenti non più assediati da folle di turisti. Riscopriamo la poetica del silenzio, dell’aria tornata trasparente, del vento che porta fino al centro delle città il profumo degli alberi.

Una quarta riflessione coinvolge il nostro prossimo. Come sempre succede durante le crisi, ai pochi malvagi che ne approfittano fanno da contraltare i molti che sono disposti ad aiutare gli altri: non solo gli operatori sanitari disposti a morire pur di curare e salvare qualcuno, ma i membri delle associazioni, i vicini, gli esercenti delle botteghe sotto casa.

Un’ultima riflessione non può che coinvolgere il piano geopolitico: la crisi ha tracciato con precisione la linea che separa gli amici da quelli che tali non sono, se non a parole.

Ci è stata data una piccola occasione (al solito: da Dio, dalla natura, dal caso) di imparare. Avremo imparato?

Il rischio, non quello del virus ma quello sempre immanente al carattere bellicoso dell’uomo, è evidente: molte specie sono arrivate ai nostri giorni rimanendo inalterate per milioni di anni, altre sono rimaste sulla faccia della terra per milioni di anni, ma sono state spazzate via; la specie homo è qui da un istante di tempo, se venisse cancellata le sue ambiziose vestigia scomparirebbero in un soffio**. La nostra vanità ha ancora qualcosa di cui alimentarsi?

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* attenzione: non tutte le foto che compaiono in Internet sono veritiere. Ma il fatto che qualcuno abbia volto documentare il ritorno della natura è un sintomo di quanto nel nostro cuore ci aspettiamo
** molti ricercatori hanno preso gusto a ipotizzare la scomparsa del genere umano. Probabilmente non avverrà a breve, e certo non per il coronavirus, ma tutti sono d’accordo sul fatto che le nostre opere, tanto quelle che hanno dato gloria al genere umano, le cattedrali, i monumenti, le arditissime architetture moderne, quanto quelle che testimoniano la nostra stupidità saranno cancellate nel breve volgere di poche migliaia di anni

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