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sabato 30 maggio 2020

Il calendario di giugno 2020

Gli alberi dei grandi pittori

Il primo colpevole (l’abbiamo già detto*) è Aristotele, che nella sua scala naturae ha attribuito alle piante un’anima un po’ poverella, l’anima vegetativa, come tale inferiore a quella degli animali e dell’uomo. Un marchio che - ripreso dalla Chiesa - ha condannato le piante a un ruolo umilissimo, appena al di sopra di quello degli oggetti inanimati. Così, quando Robinson Crusoe arriva sull’isola deserta e incontra una capra dice “finalmente un essere vivente” senza badare al fatto di essere circondato da una floridissima vegetazione (la cui descrizione nel libro di Dafoe, pubblicato nel 1719, occupa un paio di centinaia di pagine).

In effetti la caratteristica più evidente, che le condanna al rango di cose, è che le piante stanno (apparentemente) ferme; esse non possiedono lo strumento fondamentale cui ogni animale ricorre davanti a un predatore: fuggire e nascondersi. Com’è possibile, allora, che con tale handicap, le piante costituiscano il 95% (secondo alcuni: il 99.5%) della materia vivente del nostro pianeta? Perché, nei 500 milioni di anni durante i quali si sono evolute a partire dalle Charophyte (alghe verdi) hanno scelto una strategia evolutiva diversa da quella degli animali e più raffinata, articolata in alcune soluzioni fondamentali: la fotosintesi consente alla pianta di trasformare sostante inorganiche in sostanze organiche (e quindi di nutrirsi con un dispendio minimo di energia); la rigenerazione cellulare e la ridondanza fisiologica, ovvero la distribuzione delle loro funzioni vitali in tutto il corpo (mentre negli animali sono concentrate su singoli organi specifici: i polmoni, il cuore, etc.) consente loro di sopravvivere agli incidenti, ad esempio di ricostruire le parti divorate da un animale.

Come tutti gli organismi viventi, le piante sono nate nel mare. Dopo un centinaio di milioni di anni hanno deciso di arrampicarsi sulla terraferma dove al più potevano strisciare; passa ancora un bel po' di tempo ed ecco che imparano a sviluppare una sostanza, la lignina, che permette loro di costruire uno scheletro sul quale appoggiarsi. Così nascono alberi e arbusti.

Una storia appassionante e commovente, la cui eco dovremmo sentire dentro di noi, che abbiamo percorso una analoga (e faticosa) strada evolutiva. Gli alberi sono nostri fratelli e un gran numero di mistici e artisti, ben prima che gli scienziati ricostruissero la loro storia, hanno reso loro omaggio con opere imperiture. Ad essi è dedicato il calendario di questo mese: le pagine aggiuntive intendono mostrare come artisti di cultura e orientamento diverso hanno reso omaggio al nostro fratello albero.

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* cfr. calendario ottobre 2019

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