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venerdì 31 luglio 2020

Ll calendario di Cometa di agosto 2020

Il ragno nell'arte

Da qualche tempo i nostri calendari hanno cominciato a estendersi in un’area un po’ laterale rispetto al naturalismo puro e semplice, tentando di lanciare qualche messaggio sui sentimenti che animali e piante suscitano nell’uomo, sulla base dell’assunto che i nostri compagni nel viaggio della vita non sono solo creature che amiamo e che ci amano ma anche fonte di godimento estetico. Se la questione è del tutto ovvia per cani, gatti, cavalli, volatili, animali selvatici, farfalle e così via, che da millenni popolano le opere d’arte, è molto più difficile scovare artisti che sono stati ispirati da animali più piccoli, ma non per questo meno presenti nella nostra vita quotidiana.

Pensiamo ai ragni: gli aracnidi* sono animali antichi, molto differenziati, adattabili, solitari e aggressivi. Scorrazzavano allegramente per Gondwana ben prima che il primo dinosauro vedesse la luce, hanno imparato a cacciare in una miriade di modi, li si può trovare dovunque sul pianeta e in ciascuna delle nostre case, anche se non li vediamo. Tuttavia ben pochi artisti hanno deciso di rappresentarli, anche se il ragno, dal punto di vista culturale, è un simbolo ricchissimo di significati: in occidente e per la tradizione cattolica - ma anche per quella islamica -  sono per lo più negativi, mentre nelle aree dell’Africa e del Pacifico, così come presso i nativi nordamericani, il ragno acquista una valenza fortemente positiva. In questi sistemi culturali il ragno è spesso un demiurgo, il creatore dell’universo, o almeno un elemento di congiunzione tra terra e cielo.

Nella mitologia greca il ragno compare con ruolo punitivo nel mito di Aracne, la fanciulla che sfidando la dea Atena nell’arte della tessitura fu da quest’ultima trasformata in ragno, costretta a filare la seta con la bocca. Dante pose Aracne, parzialmente trasformata in ragno, nel canto XII del Purgatorio e in una famosissima edizione ottocentesca della Divina Commedia l’illustratore Gustave Doré ce ne diede un'immagine memorabile, che si può vedere in una pagina aggiuntiva del nostro calendario.

Le rappresentazioni artistiche del ragno precedenti l’opera di Doré sono molto rare, a meno di non spostare la nostra attenzione a culture lontane nel tempo e nello spazio: laddove la valenza del ragno è positiva è possibile trovarne qualche traccia figurativa, come nella cultura africana degli Ashanti, abilissimi artigiani della metallurgia, o in quella dei nativi americani. Ma la rappresentazione più antica e celebre del ragno la si può contemplare in Perù, dove una delle figure del deserto di Nazca è per l’appunto un ragno (per essere precisi: dell’ordine dei Ricinulei) della lunghezza di 45 metri, databile tra il 300 a.C. e il 500 d.C., disegnato rimuovendo il terreno fino a mettere in luce la roccia sottostante.

Il paradosso che un animale così piccolo sia stato ritenuto degno di un’opera tanto colossale si prolunga anche nella nostra era: uno dei pochissimi artisti a dedicarsi alla rappresentazione del ragno è stata la francese Louise Bourgeois (1911-2010) che ha scolpito una serie di ragni giganteschi - attualmente esposti nelle piazze di Ottawa, Bilbao, Tokyo, Seul, San Pietroburgo, Parigi e altrove - dal titolo comune “La madre”**. Tra questi due estremi di tempo il ragno sembra essere stato ignorato da altri artisti; una delle poche eccezioni è il nostro Antonio Ligabue che ha ritratto due vedove nere nel 1951 e nel 1956.

Le pagine aggiuntive del calendario mostrano alcune di queste opere.

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* non tutti gli aracnidi sono ragni, ma solo la maggior parte (i biologi hanno finora classificato quasi 50.000 specie di ragni, ma si presume che ve ne siano altre, forse 100.000 ancora ignote). Sia ben chiaro: i ragni (8 zampe) NON sono insetti (che hanno 6 zampe)

** la connessione tra il ragno e l’elemento materno è molto diffusa. In natura, la femmina del ragno è estremamente protettiva e spesso porta i piccoli sul dorso fino allo svezzamento; in alcune culture la Dea Madre è rappresentata dal ragno che tesse la tela dei destini individuali; in altre dal Donna Ragno è assunta come garante della stabilità contro il caos

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