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lunedì 31 agosto 2020

Ll calendario di Cometa di settembre 2020

Cani ferali

Siamo abituati a considerare l’evoluzione come un fenomeno lento, che si svolge nell’arco di migliaia di anni: un organismo coglie un’opportunità, qualcosa in lui si modifica, la mutazione passa ai suoi discendenti e piano piano nasce una nuova specie.

Tutto vero, ma non sempre: alcune specie nascono nel giro di pochi anni, e possiamo vederne l’evoluzione nel breve corso di una vita umana.

E’ il caso del cane ferale, diffuso soprattutto nel centro e sud Italia, nient’altro che un cane che ha deciso di abbandonare la comunità umana (o che più spesso ne è stato scacciato) ed è tornato a vivere in natura, ricominciando a essere diffidente dell’uomo. Dopo poche generazioni il suo patrimonio genetico si modifica, la paura dell’uomo si trasmette ai discendenti. Non è più un Canis lupus familiaris, ma non è neppure un Lupus*. I cani ferali ostentano comportamenti specifici, si uniscono in branchi, acquisiscono un’organizzazione sociale simile a quella del lupo, ma - a quanto risulta dagli studi scientifici fin qui condotti sulla nuova specie - non sembrano in grado di cacciare in gruppo come i lupi: non hanno ancora imparato, il loro patrimonio genetico è ancora troppo vicino a quello del cane. Tuttavia le osservazioni protratte più a lungo dimostrano che a partire dalla quinta generazione i cani ferali cominciano a mostrare molte somiglianze con i lupi nell’aspetto e nel comportamento**. E’ dunque sensato sostenere che il cane ferale, sopratutto quando è tale da generazioni, è il vero cane, così come l’evoluzione l’ha prodotto e com’era prima della domesticazione; viceversa sono proprio i cani domestici che hanno perso alcune delle caratteristiche del vero cane per adattarsi a vivere accanto all’uomo.

I cani ferali costituiscono un serio problema sociale, sopratutto nelle regioni italiane dove il fenomeno del randagismo è più intenso. La legge 281/91 sancisce il diritto alla vita degli animali randagi (che prima venivano soppressi do po tre giorni di detenzione), ma ha aperto la porta a una marea di squallidi individui che hanno ammassato i randagi in canili lager privati (per ogni animale ricoverato vengono percepiti da 3 a 7 euro al giorno - fonte LAV). D’altra parte un cane ferale, tanto più se tale da generazioni, non ostante gli encomiabili tentativi dei volontari dei canili incontra difficoltà a riabituarsi alla convivenza con l’uomo. In altri stati europei la situazione è migliore, anche se non di molto. Fa eccezione l’Olanda dove una serie di norme,tra cui l’imposizione di un prezzo altissimo per l’acquisto di cani di razza, emesse dopo che una epidemia di rabbia canina aveva colpito la nazione, ha praticamente azzerato il randagismo.

Qualche giorno fa è stato celebrato la Giornata Internazionale del Cane, un’iniziativa nata nel 2004 con l’intento di rafforzare il legame tra gli esseri umani e i loro migliori amici, per incentivare le adozioni e per spingere i governi al miglioramento delle leggi. Facciamo in modo che anche i cani ferali possano approfittare dell’occasione: se ce la sentiamo e vogliamo arricchire la famiglia con un nuovo membro, sappiamo dove andarlo a cercare.

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* il cane ferale NON è un cane selvatico, espressione che si utilizza per indicare i canidi che si sono evoluti e vivono liberamente in natura, come il dingo australiano, il licaone dell’Africa, il cuon, lo sciacallo, etc, ognuno dei quali contraddistinto da caratteristiche specifiche, e non è nemmeno un cane padronale randagio, che conserva il patrimonio genetico del Canis familiaris

** anche perché molti cani inselvatichiti sono destinati a morte precoce. Resistono solo gli esemplari più grandi e resistenti, già affini al lupo

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