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sabato 31 ottobre 2020

Il calendario di novembre 2020

L'invasione delle coccinelle

Anche coloro che provano disgusto o paura per gli insetti fanno un’eccezione per la coccinella. La coccinella è innocua, piccola, colorata, talmente simpatica da diventare un logo per molti prodotti commerciali, la coccinella porta fortuna. In alcuni dialetti viene indicata con un nome che richiama purezza e santità (in Veneto, ad esempio, è detta “l’ave maria va a scuola”, in Toscana è associata a Santa Lucia, in Russia è “la femmina del Signore”, in Finlandia “l’insetto di Maria” e gli esempi si potrebbero moltiplicare).

In questi giorni le coccinelle si preparano a svernare, cominciano ad avere freddo e si ammucchiano sui muri delle case e sui vetri delle finestre, senza suscitare lo scandalo e il disgusto che insetti con lo stesso comportamento (come le cimici asiatiche) stimolano negli abitanti. Le coccinelle sono belle e inoffensive, lasciamole fare.

In realtà la coccinella è un predatore vorace e sofisticato, spesso cannibale*. Il colore rosso o giallo con i punti neri della sua livrea è proprio un avvertimento** che questo coleottero invia ai suoi predatori: guarda che sono velenoso! stammi lontano! e se non basta il colore interviene un cattivo odore oppure la coccinella si ritira nel suo solido scudo che il predatore non riesce ad afferrare.

Agli occhi della maggior parte di noi sembrano tutte uguali, ma ce ne sono più di 350 varietà diverse, che si distinguono per il colore della livrea e per il numero di punti. La “nostra” coccinella, quella autoctona, ha sette punti (Coccinella septempunctata) e deve proprio  la sua fama di portafortuna al significato magico del numero sette. Ma ce ne sono anche a due punti su fondo rosso (Adalia bipunctata), a ventidue punti (Psyllobora vigintiduopunctata) su fondo giallo, a ventotto punti (Henosepilachna vigintioctopunctata) su fondo giallo, rosso o marroncino e molte altre.

Alcuni generi di coccinelle hanno un ruolo importante nella lotta biologica, proprio perché sono fameliche e si nutrono prevalentemente di afidi, cocciniglie e altri coleotteri nocivi alle vegetazione. Quello più celebre è la piccola Rodolia cardinalis, in pratica la madre di tutte le guerre biologiche, che fu liberata negli agrumeti californiani a partire dal 1890, eliminandone completamente la cocciniglia e salvando il mercato degli agrumi della California che altrimenti sarebbe stato abbandonato. A partire dal 1901 fu utilizzata anche in Italia per difendere gli agrumeti della Campania.

Viceversa altre coccinelle sono pericolose per i vigneti, perché la loro emolinfa rende il vino imbevibile; in particolare la coccinella arlecchino, incautamente importata in Europa per la lotta biologica nel 1964, è diventata infestante e finora non vi è stato modo di debellarla***. E’ proprio la coccinella arlecchino (Harmonia axyridis), di origine asiatica, più grande e aggressiva della nostra coccinella indigena, quella che più delle altre ama ammucchiarsi negli edifici: resistente e prolifica, sta progressivamente sostituendosi alla coccinelle a sette punti nostrana. Come al solito interferire con i meccanismi che madre Natura ha sviluppato in milioni di anni è un gioco che non vale la candela.

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* basta dire che appena si schiudono le uova le larve cominciano a divorarsi l’un l’altra: solo quelle col maggiore istinto predatorio sopravvivono e passeranno la loro voracità ai loro discendenti

** il fenomeno si chiama aposematismo e consiste in genere nel presentare punti o linee su uno sfondo che li renda ben evidenti: nero su rosso (come per la coccinella), nero su giallo (come per le api e i calabroni), strisce colorate in campo nero o azzurro (come per le rane utilizzate dai nativi brasiliani per avvelenare le punte delle frecce), e via dicendo. Tutte combinazioni di colore che i predatori percepiscono come pericolosi. Il meccanismo funziona così bene che vi sono animali innocui che assumono colori aposematici per far credere ai predatori di essere pericolosi (mimetismo batesiano). Il meccanismo funziona anche all’inverso: vi sono specie letali che imitano specie meno aggressive per non mettere in fuga la loro preda (mimetismo mertesiano: il caso più noto è quello del velenosissimo serpente corallo che si “traveste” da serpente innocuo)

*** in Italia le prime segnalazioni di coccinelle arlecchino risalgono al 2006, nell’area di Torino. Nel 2008 era giunta in Emilia Romagna, nel 2010 in Toscana. Attualmente si trova anche molto più a sud

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