IMPORTANTE:
se volete essere avvertiti ogni volta che viene pubblicata una nuova notizia su questo sito
inviate cortesemente una e-Mail a info@cometa.vb.it

VISUALIZZA ALLEGATO

lunedì 31 maggio 2021

Il calendario di giugno 2021

La storia della vite e del vino

Il primo autentico atto di edonismo compiuto dall’uomo fu senz’altro l’invenzione del vino. Fu un caso: qualcuno assaggiò i resti di un grappolo d’uva selvatica dimenticato da qualche tempo in fondo al canestro e si scoprì particolarmente euforico e rilassato*. Il fatto accadde - a giudicare dai reperti fossili - circa 400.000 anni fa.

Passò tuttavia molto tempo prima che il nostro antenato comprendesse che quel caso poteva essere replicato per entrare in possesso di tutto il vino che desiderava bere. La strada è stata lunga: il cacciatore nomade paleolitico doveva diventare stanziale e imparare a coltivare le piante - tra cui, per l’appunto, la vite. Il che avvenne nella Mezzaluna fertile (un arco di territorio esteso dall’Egitto alla Mesopotamia) circa 11000 anni fa, da cui la viticoltura si estese prima all’attuale Turchia e poi all’Europa.

Il passo non è piccolo. Per poter apprezzare compiutamente il vino, che è da sempre una “bevanda sociale”, molti altri eventi dovevano verificarsi: è stato necessario non solo che i cacciatori-raccoglitori si trasformassero in agricoltori e allevatori, ma anche che la struttura sociale dei gruppi primitivi evolvesse in direzione di una società suddivisa in classi, con un surplus alimentare che consentiva il mantenimento di intellettuali (prima di tutto sacerdoti, ma anche artisti, amministratori, …) che non erano obbligati a lavorare manualmente per il proprio sostentamento ma venivano nutriti dal gruppo in cambio dei loro servizi. Una trasformazione che richiese qualche migliaio di anni. Nel contempo l’uomo capì che poteva coltivare la vite e, anzi, poteva attivare tutto il complicato processo di produzione della bevanda salutare e inebriante che prese il nome di vino.

Si ipotizza che la vite da vino attuale (Vitis vinifera) sia stata messa a punto in Mesopotamia, selezionandola dalla Vitis sylvestris verso il 6000 a.C. e che da lì si sia diffusa in tutta l’area del Mediterraneo (nel 3000 a.C. la si trova in Egitto e in Fenicia, nel 2000 a.C. in Grecia, nel 1000 a.C. in Sicilia e nel Nord Africa, nel 500 a.C. arriva fino alle sponde della Gran Bretagna).

Una tale vicenda non poteva passare inosservata ai cronisti dell’epoca: ne parla l’Epopea di Gilgamesh (2000 a.C.), nella Bibbia il vino è citato ben 278 volte (e la vite 141 volte), i Greci - sempre generosi in fatto di dei - gliene dedicarono uno (Dioniso, che i Romani chiamarono Bacco), nel Nuovo Testamento il vino scorre talmente abbondante fino a rappresentare il sangue di Gesù Cristo. Ma memorie della diffusione della vite e del vino si trovano anche anche nella Cina antica, in Persia, nella Gallia preromana. La diffusione continuò in Europa nel Medioevo, stante lo stretto legame del vino con la Chiesa, fino alla scoperta dell’America, dove i missionari, dopo qualche insuccesso, si decisero a incrociare la Vitis vinifera con la locale Vitis riparia, più resistente alle malattie (XVIII secolo).

La storia della vite, del vino, e di tutto ciò che ruota loro intorno è un po’ la storia del globo, ricca di grandi eventi, di aneddoti, di viaggi di esplorazione, di ricerche scientifiche, di combattimenti degli uomini tra loro e con i parassiti. Non c’è da stupirsi se gli aspetti di fenomeno così importante siano stati più e più volte oggetto di produzione artistica, anche se appare evidente che pittori e scultori hanno preferito concentrarsi non tanto sulla piante, sui frutti, sul vino (che peraltro abbondano nelle nature morte) quanto sulle attività e le vicende umane che circondano questo miracolo congiunto della natura e dell’uomo: la raccolta e la spremitura, che comportavano lavoro ma erano anche occasione di allegria e festa.

Alcune pagine del calendario espongono alcuni elementi della storia della vite e del vino.

Sebbene ai nostri giorni il vino sia sempre più considerato, anche dall’arte medica, quasi un elisir di lunga vita. gli stessi testi che lo decantano raccomandano che è meglio non abusarne: valga per tutti l’esempio del medico e naturalista Francesco Redi, che nel 1685 dedicò al vino i 980 versi del delizioso poema Bacco in Toscana, un best seller dell’epoca che ancora oggi si legge con incredibile piacere. Ebbene, il Redi era (probabilmente) astemio.

_______________________
* non è una storiella raccontata solo per introdurre il calendario. Si tratta della cosiddetta ipotesi paleolitica dell’origine del vino, sostenuta dall’archeologo Patrick McGovern dell’Università della Pennsylvania. Secondo il suo parere, questo primo vino, in un certo senso “spontaneo”, era a bassa gradazione alcolica e doveva essere consumato in breve tempo.
Vi è chi sostiene che non fu il vino ma la birra la prima bevanda euforizzante scoperta dall’uomo, ma a questa ipotesi si può obiettare che il vino “antico” di fatto non è molto differente da quello odierno, mentre la birra moderna vide la luce solo in tarda epoca, dopo il 500 d.C., quando si iniziò ad aggiungere il luppolo alla fermentazione

<< TORNA ALL'ELENCO NEWS
CODICE IBAN PER IL CONTO DI COMETA:
IT40 G050 3522 4132 1357 0276 406
(ABI 05035 CAB 22413 C/C 21357 0276 406)
Associazione di Volontariato COMETA - C.F. 93027400030
Web Design by PCDR INFORMATICA