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lunedì 28 febbraio 2022

Il calendario di marzo 2022

In difesa della CO2

Come avevamo anticipato il mese scorso, dedichiamo questo calendario alla difesa della CO2.

Cominciamo col dire che qui non si vuole negare l’esistenza del cambiamento climatico; c’è e non ci possiamo fare assolutamente nulla, solo che - contrariamente alle chiacchiere diffuse dai media e sostenute a spron battuto da ricercatori opportunamente incentivati - non si va verso il riscaldamento, ma verso il raffreddamento, come dimostrano analisi storiche che si estendono, nel passato e nel futuro, su migliaia e perfino milioni di anni.

Il fatto è che la variazione della temperatura* dipende da una quantità di fattori di grande respiro che trascendono l’essere umano, le sue miserie tecnologiche e industriali e il suo orgoglio sfrenato che gli fa credere di essere il centro dell’universo (Gaia e ancor più il cosmo se ne strafregano dell’homo sapiens): la variazione dell’orbita terrestre nella sua corsa intorno al Sole, la variazione del piano dell’orbita, l’inclinazione dell’asse terrestre e la variazione della sua direzione (la famosa precessione degli equinozi, per cui l’asse terrestre descrive un cono completo in circa 21000 anni). La combinazione dii questi fattori influenza il clima con una ciclicità di circa 400000 anni (cicli di Milanković), una durata ben più ampia di una vita umana. Insomma. il Sole è al centro di tutto e l’energia che ci regala (stimabile in quasi 1400 watt al mq) è praticamente l’unica che manda avanti il nostro pianeta.

Quest’energia varia nel tempo, perché il Sole non se ne sta lì fermo a scaldarci, ma vive una sua vita (del tutto indifferente a quella dei suoi pianeti): ci sono le macchie solari che vanno e vengono, le variazioni del campo magnetico, che si ripercuotono sulla Terra filtrando gli sciami di particelle che ci giungono dal cosmo, ci sono anche onde gravitazionali e magnetiche prodotte dal movimento dei grandi pianeti. A propria volta il sistema solare ruota intorno al centro della Via Lattea.

Qualche anno fa il climatologo italiano Nicola Scafetta (“cervello” napoletano emigrato negli USA e tornato in Italia, secondo alcuni in lizza per il Nobel) ha avuto l’idea di creare un modello della variazione termica basato - a differenza di quelli più diffusi - solo su poche variabili di origine cosmica. Si tratta di un modello relativamente semplice, ampiamente testato prevedendo gli ultimi anni noti sulla base dei precedenti, che si estende fino al 2100.

Ebbene, il modello di Scafetta non nega né il riscaldamento né il raffreddamento globale, ma si limita a predire una forte stabilità delle temperature nei prossimi anni (che potrebbero culminare in una crescita di circa 1° verso il 2100). Il risultato fondamentale di questa ricerca è che il modello non tiene conto delle attività umane, dimostrando che è la Natura e non l’uomo a determinare il mutamento climatico**. Per essere precisi il professor Scarfetta non nega che esista un contributo umano al cambiamento del clima, ma in proporzione molto ridotta rispetto a quello del Sole (e dei moti cosmici in generale).

Se è il Sole il vero motore del cambiamento climatico, perché l’IPCC e tutta la pletora dei sostenitori del global warming si sono concentrati sulla necessità di produrre meno anidride carbonica, come se l’attività dell’uomo, e in particolare la produzione di CO2, fosse l’unica causa del cambiamento?

Non c’è bisogno di essere scienziati per sapere che:

1 - tutte le forme di vita presenti sulla Terra sono basate sul carbonio (e sull’acqua);

2 - il processo di fotosintesi attuato dalle piante può essere alimentato solo dal carbonio allo stato gassoso, per l’appunto la CO2, e questo meccanismo è l’unico che produce ossigeno (oltre a zuccheri), senza il quale ben pochi organismi possono vivere;

3 - nella troposfera, la parte dell’atmosfera compresa tra il livello del mare e circa 13 km di altezza, dove risiede tutta l’aria e tutti gli organismi viventi e dove “si forma” il clima, l’ossigeno è da sempre abbondante, perché viene incessantemente creato dalle piante da milioni di anni, mentre la CO2 è molto rara (meno dello 0,5%).

Concludendo: è pur vero che le attività umane possono aumentare la quantità di CO2 nell’atmosfera, ma è altrettanto vero che ogni tentativo di ridurla si risolverebbe in un danno alla vita, perché ridurrebbe l’ossigeno. D’altra parte la quantità di CO2 generata dalle attività umane è molto limitata; certo fa impressione dire che, tra veicoli, industrie, agricoltura ogni anno l’uomo produce circa 30 miliardi di tonnellate di carbonio, ma nel corso dello stesso anno la vegetazione ne assorbe circa 450 e gli oceani ne assorbono circa 340; di conseguenza l’incremento della CO2 nella troposfera resta limitato, talmente limitato che i climatologici non allineati (ma non privi di buon senso) ritengono che l’attuale concentrazione di CO2 (lo 0,5% già citato, per essere precisi 415 parti per milione) sia eccessivamente bassa, e fanno osservare che nel passato è stata anche assai più elevata. Nell’Ordoviciano (circa 450 milioni di anni fa) si aggirava tra 3000 e 5000 parti per milione, e in questo periodo le specie della fauna marina si quadruplicarono. Nel Cambriano, qualche milione di anni prima, era ancora più elevata (tanto più che ancora non esisteva una flora terrestre) ma è proprio in questo periodo che sono apparsi praticamente tutti i phyla del regno animale. A quei tempi l’essere umano era ancora al di là da venire, e la CO2 era prodotta soprattutto dai vulcani e dal disfacimento delle rocce. Insomma, la CO2 è la base della vita e della biodiversità.

E’ ben certo che negli ultimi anni vi è stato un accumulo (straordinario per velocità, ma lievissimo per dimensione) di CO2 nell’atmosfera, e che questa crescita sia da imputare all’uomo. Con quali effetti? negli ultimi vent’anni le aree verdi del globo, non ostante la criminale continua deforestazione, sono cresciute del 5%, una superficie pari al complesso delle foreste amazzoniche (nota bene: questa non è un’affermazione dei soliti scienziati eretici e complottisti, ma della NASA, basata sull’osservazione satellitare)***. Non solo: la maggior densità del fogliame, oltre a aumentare l’ossigeno atmosferico, rinfresca l’aria. E’ evidente che Gaia è un sistema autoregolante, e che il genere umano, qualunque errore possa commettere, è all’interno del sistema, anche se ambisce a dominarlo.

Tornando alla nostra domanda: se più CO2 significa più vita, più biodiversità, perché l’IPCC e gran parte dei governi occidentali vogliono metterla al bando? La risposta è semplicissima: si tratta del colpevole perfetto, imporne la riduzione significa mettere le mani su un business enorme, che ben può sostituire il presunto decadimento della disponibilità degli idrocarburi (il discusso picco petrolifero, previsto da molti modelli). Con assoluta ipocrisia i potenti della Terra hanno individuato nella riduzione della CO2 (che rende la Terra più verde) lo strumento per rendere il pianeta più verde: è la nuova falsa catastrofe con la quale loro ci ingannano e ne traggono profitto, noi subiremo la menzogna e ne pagheremo i costi.

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* la fenomenologia del clima è complessa e coinvolge un numero di variabili molto ampio. Purtroppo la cultura di massa si concentra solo sulla variazione delle temperature medie, facciamo nostro questo assunto

** nella sua semplicità il modello ha attirato l’attenzione di una quantità di climatologi “eretici”, alcuni centinaia in Italia (tra cui Antonino Zichichi) e alcune migliaia in tutto il mondo, che sono raccolti intorno all’Nipcc, (Nongovernmental international panel on climate change). Tra essi vi sono premi Nobel e ricercatori usciti dall’IPCC. Chi volesse saperne di più può consultare i documenti rilasciati dall’NIPCC o leggere l’intervista di Scafetta presente al sito https://www.ilgiornale.it/news/se-terra-si-surriscalda-colpa-sole-l-uomo-non-c-entra.html

*** ovviamente oltre alla crescita della CO2 atmosferica contribuisce al reinverdimento anche lo sviluppo di nuove colture ad opera dell’uomo

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