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martedì 31 maggio 2022

Il calendario di giugno 2022

John James Audubon

Abbiamo già dedicato alcuni calendari alle rappresentazioni artistiche degli animali (nella pittura, nella scultura, nella musica) che hanno attraversato tutta la storia dell’uomo a partire dalla più remota antichità.  In origine tali rappresentazioni (come quelle che è possibile vedere nella grotta di Chauvet, risalenti a 30.000 anni fa) erano soprattutto connesse con episodi di caccia e celebrazioni tribali; in seguito, con l’avvento del Cristianesimo, l’ispirazione derivava dal valore simbolico attribuito ad ogni animale o da episodi biblici (il serpente del Paradiso Terrestre, l’arca di Noè, e così via). A mano a mano che il tenore di vita delle popolazioni cresce e che gli animali vengono percepiti non solo come ausili per alleggerire il lavoro umano ma sempre più come compagni della famiglia, agli artisti si chiede di immortalare - insieme al padrone e ai suoi pargoli - anche le creature su cui essi riversano il loro affetto. Un fenomeno che - a partire dal XVII secolo - diventa endemico nei Paesi Bassi, i primi in Europa a vedere l’affermazione della borghesia commerciale, per poi diffondersi in tutta Europa fino a configurare una vera e propria specializzazione professionale: il pittore di animali, un artista “minore” che coadiuva il maestro di bottega aggiungendo figure di animali a opere di maggior dimensione e di più vasto respiro.

La progressiva ricchezza della popolazione comporta rapporti e commerci sempre più allargati, e dunque viaggi e curiosità verso le terre che si andavano via via esplorando. Le testimonianze di forme di vita prima sconosciute in occidente si fanno più numerose imponendo ai naturalisti dell’epoca la necessità di pervenire a un sistema di classificazione il più possibile esaustivo: il Systema Naturae di Linneo, pubblicato il 13 edizioni tra il 1735 e il 1770, classificava circa 4500 specie di animali e 7700 specie di piante.

Si apre così uno sbocco professionale per i pittori di animali, che si assumono il compito di illustrare il patrimonio zoologico che progressivamente scoperto, una professione artistica nuova che spesso si sovrappone e si confonde con quella dell’esploratore e del naturalista, che in tal modo passa dal servizio al cliente di turno a quello della conoscenza scientifica, aperta anche al largo pubblico. Figure come William Swainson (1789-1855), John Gould (1804-1881) e molti altri, naturalisti con abilità artistiche, percorrono il Pianeta in lungo e in largo riportando in patria una quantità di pregevoli illustrazioni di animali e piante. Non si tratta più di opere uniche, da appendere in casa per il godimento di una singola famiglia, ma (per usare un lessico contemporaneo) di “multipli”, perché l’arte della litografia, che in quegli anni era giunta a un ottimo livello di sviluppo tecnico e era effettuata in un gran numero di officine*, consente la riproduzione in più copie (tuttavia, nel caso di copie colorate, la tinta doveva essere applicata a mano su ogni foglio).

In questo panorama di fervida attività, al confine tra naturalismo, arte ed emergente tecnologia industriale, spicca maestosa la figura del francese John James Audubon, nato nel 1785 nella colonia di San Domingo (ora Haiti). All’età di 35 anni Audubon si pose l’obiettivo di dipingere tutti gli uccelli del Nord America. Ciò che rende la sua opera The Birds of Americagrandiosa  - oltre alla qualità pittorica delle opere - è la dimensione: ci ha lasciato 435 tavole nel formato che all’epoca venne chiamato Double Elephant Folio, ovvero 100x70 cm. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo Audubon realizzò una sorta di catena di montaggio dell’arte: dipingeva soprattutto con acquerelli e pastelli, aveva assistenti che completavano l’opera con dettagli dello sfondo, incaricava i migliori litografi dell’epoca di trasferire il dipinto su lastra e questi ultimi  - con l’aiuto di ulteriori assistenti - provvedevano alla colorazione a mano delle stampe. Le litografie venivano quindi vendute con una sorta di abbonamento; i clienti erano non solo privati, ma spesso musei e istituzioni universitarie. Non mancarono le mostre pubbliche.

Poiché la produzione, così come la cessione al cliente finale, avveniva per tranches (cinque stampe contenute in una scatola di latta) non si ha la certezza di quante opere complete siano state messe in circolazione, ma si stima che non siano stati compilati più di 200 set di tavole completi, il cui prezzo di vendita, accompagnato da un testo esplicativo, era di circa 1.000 dollari dell’epoca, circa 90.000 dollari attuali. Si ipotizza che attualmente siano ancora in circolazione circa 120 set completi, 107 dei quali in possesso di università e 13 conservati in collezioni private. Il valore attuale di ciascuna di essi, in base alla valutazione delle maggiori case d’asta, si aggira su 8-9 milioni di dollari: nessun altro libro stampato ha mai raggiunto un tale valore.**

The Birds of America divenne rapidamente il nucleo di un culto che dura ancora oggi, centrato sulle copie delle lastre originali e sulla loro ripresa in illustrazioni, loghi e tessuti, una felice e rara commistione di business, amore per la natura e arte.

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*l’opportunità di produrre più copie era anche dettata da necessità commerciali. Non tutti questi esploratori - artisti - naturalisti erano in grado di finanziare autonomamente i propri viaggi, e quindi traevano sostentamento dalla vendita delle litografie. A quanto sembra nessuno di essi si arricchì: la motivazione artistica e scientifica era certamente superiore a quella economica
** non è così per i manoscritti. Il Codex Atlanticus l’unico manoscritto di Leonardo da Vinci ancora in mani private, fu acquistato da Bill Gates nel 1980 per oltre 30 milioni di dollari. Nel 2021 un manoscritto di 54 pagine di Einstein, databile al 1913, è stato collocato da Christie’s a 13 milioni di dollari


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