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giovedì 30 novembre 2023

Il calendario di dicembre 2023

Ipazia e le altre

In questi giorni in cui luttuosi fatti di cronaca hanno attirato l’attenzione del pubblico sul cosiddetto “patriarcato”* la nostra Associazione ritiene sia cosa buona e giusta allontanarsi dai temi abituali e dedicare il calendario di dicembre 2023 alle donne; per essere precisi a un ristretto gruppo di donne che, nell’arco degli ultimi secoli, si sono dedicate a una professione (o, se volete, un’arte) storicamente esercitata solo da maschi. Si tratta delle donne geniali e disobbedienti che hanno dato contributi di ricerca al quel particolare ramo della conoscenza che è la Matematica.

Non esiste alcuna ragione storica e sociale per la quale le donne siano state escluse per molti secoli dalla matematica e ancora oggi siano in numero minore dei maschi professionisti della matematica.

Ovviamente ha giocato l’elemento di sottomissione al capofamiglia, la dedizione (spontanea o coatta) alle cure famigliari, l’esclusione dall’istruzione. Insomma, il patriarcato in senso etimologico. Perfino dopo la Rivoluzione francese i diritti delle donne, tra cui l’istruzione, vennero negati, a tal punto che Robespierre vietò le associazioni femminili e la scrittrice Olympe de Gouges, che aveva pubblicato nel 1791 la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina (versione femminile dell’analoga dichiarazione del 1789) finì la sua vita sulla ghigliottina (le donne francesi dovranno aspettare altri 150 anni per godere del diritto di voto).

Un altro elemento che potrebbe giustificare la scarsità delle donne nella ricerca matematica potrebbe essere la differente struttura cerebrale: “Ci sono molte sottili differenze nel modo in cui il cervello degli uomini o quello delle donne processa le informazioni e controlla le emozioni, il linguaggio e i processi cognitivi” (Michela Matteoli, Direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR). Come conseguenza di tali differenze la donna sembra avere maggiori competenze relazionali e sociali e il maschio maggiori capacità analitiche. Si tratta di differenze anatomiche che - come dimostrano varie ricerche - non possono essere indotte dal contesto sociale, sono stabilite dalla natura, così come il sesso. In particolare non è vero, come vuole il luogo comune, che le donne utilizzano più l’emisfero destro e gli uomini quello sinistro del cervello. Tutt’altro: nelle donne le fibre che uniscono i due emisferi sono più dense che nei maschi, il che significa che le donne hanno accesso a una capacità di interpretare la realtà più ampia di quella degli uomini.

Quindi, tornando alla nostra questione, ci sarebbe da aspettarsi che le donne matematiche, poiché in possesso di uno strumento cerebrale più sofisticato, dovrebbero essere - ceteris paribus - più numerose degli uomini. Non solo, se la Matematica è un’invenzione** la struttura neurologica delle donne dovrebbe favorirle. Quindi la carenza delle donne nell’esercizio professionale della ricerca matematica non può che essere attribuita all’esclusione delle donne dall’istruzione, il che significa che le poche che hanno lasciato una traccia nella nostra disciplina dovevano essere veramente geniali per combattere da un lato con una scienza ostica e dall’altro con i pregiudizi dell’epoca.

In realtà non è sempre stato così. Nella sua scuola di Crotone, Pitagora aveva una trentina di allieve di matematica (siamo verso il 530 a.C.!) e una di esse (Teano, che poi, forse, sposò il maestro) divenne famosa già allora come filosofa e matematica (a quell’epoca le due discipline, insieme a molte altre, costituivano un corpo unico del sapere). Si tratta della prima donna matematica che la storia, tra molte nebbie, ci riporta, insieme al nome di poche altre. Maggiore certezza storica si trova solo molto tempo dopo intorno al nome di Ipazia (350/360-315 d.C.), che ereditò dal padre la direzione della scuola neoplatonica di Alessandria. Il vescovo cristiano Cirillo la fece uccidere in modo orribile dai suoi scherani dopo aver messo in giro calunnie sulla sua vita, l’imperatrice bizantina Elia Pulcheria aprì un’inchiesta che non ebbe seguito (insomma, tutto come oggi). D’altra parte il Cristianesimo ha sempre guardato con diffidenza alla matematica e all’astronomia (e Ipazia le praticava entrambe), come afferma Sant’Agostino: “Quapropter bono christiano, sive mathematici, sive quilibet impie divinantium, maxime dicentes vera, cavendi sunt” ovvero “Il buon cristiano deve guardarsi dai matematici e da tutti coloro che si danno alle empie divinazioni, soprattutto quando le loro previsioni risultano vere” (De Genesi ad litteram, II, 17, 37). Galileo Galilei ne sa qualcosa***.

Dopo Ipazia si spalanca un buco di oltre un millennio in cui si trovano imperatrici, regine, e - benché rare - donne medico, filosofe e quant’altro, ma assolutamente non matematiche. Con Gabrielle Émilie Le Tonnelier de Bréteuil marchesa du Châtelet (1706-1749) si apre un periodo in cui sono più numerose le donne che si affermano nella matematica. E’ un manipolo che si estende sugli ultimi due secoli: c’è chi si occupò di riordinare il calcolo infinitesimale (Gaetana Agnesi), chi approfondì la teoria dei numeri (Sophie Germain), chi sviluppò il primo programma per elaboratore (Ada Lovelace), chi aiutò un Einstein in crisi con la sua teoria della relatività (Emmy Noether), chi lasciò una traccia indelebile nella logica modale (Ruth Barcan), chi scoprì comete e chi inventò l’etnomatematica. Un piccolo gruppo che si allarga sempre fino ad arrivare al trionfo del 2014 quando l’iraniana Maryam Mirzakhani (1977-2017) è la prima donna a vincere la medaglia Field (il premio Nobel della Matematica) dopo una successione ininterrotta di 52 matematici maschietti.

A riprova del fatto che la vocazione alla matematica è stata sistematicamente soffocata nelle donne resta il fatto che la massima parte di queste signore della matematica ”nasceva bene”: erano nobili, figli e nipoti di matematici o altri scienziati, le loro famiglie erano colte e mettevano a loro disposizione i migliori educatori dell’epoca, erano donne disinibite e disobbedienti. Ma tutte si rendevano conto di essere privilegiate e tutte combatterono per allargare l’istruzione femminile e per una società più giusta e senza pregiudizi.

A loro tutto il nostro amore.

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* i media, nella loro ansia di cavalcare tutto ciò che può sembrare pittoresco utilizzano questo termine nella più completa ignoranza del suo reale significato storico e sociale. Il femminicidio che si sviluppa in ambiente patriarcale è in verità nettamente meno frequente, e comunque estraneo alla cultura italiana, di quello generato da ragioni di possessività, rabbia, gelosia che nulla hanno a spartire col patriarcato. Chi leggerà il nostro calendario potrà scoprire cosa fosse realmente, anche in epoca moderna, il patriarcato, soprattutto con riferimento alle istituzioni scolastiche
** è dall’antichità che si discute sull’intima natura della Matematica come strumento conoscitivo: la Matematica è una scoperta (ovvero gli enti matematici preesistono in natura all’estrazione che l’uomo - qui inteso come specie pensante - ne fa) o un’invenzione (ovvero sono prodotti dalla capacità umana)? Entrambe queste ipotesi hanno trovato sostenitori e detrattori: Galileo Galilei, ne “Il Saggiatore” (1623) afferma che il libro della natura “è scritto in lingua matematica” e quindi la matematica è la scoperta di qualcosa che già esiste. Viceversa per David Hilbert, uno dei grandi matematici dell’800 e per tutta la scuola formalista, gli enti matematici non sono reali, ma produzioni concettuali dell’intelletto umano. Ora, è evidente che la natura fisica, concreta, si comporta matematicamente: le api costruiscono il favo con celle esagonali, perché questa figura consente di minimizzare il consumo di cera, quindi la natura conosce questo aspetto matematico (che fu dimostrato formalmente solo nel 1999 - chi volesse vedere la dimostrazione può consultare la pubblicazione di Thomas Hales “The honeycom conjecture”, facilmente rinvenibile in Internet). Ma è altrettanto evidente che certi enti matematici, ad esempio gli spazi non-euclidei non esistono - o per lo meno non sono percepibili - nella realtà, e quindi sono creazioni dell’intelletto umano
*** in realtà il buon Agostino, al di là dei suoi anatemi, era piuttosto aperto alle novità scientifiche. Ma nella matematica dell’epoca il confine tra scienza, numerologia, astronomia, astrologia e un po’ di magia era molto labile

nell’immagine: Tobia Ravà, Angelo della polvere, 2001

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