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mercoledì 1 gennaio 2025

Il calendario di gennaio 2025

Cosa si prova a essere un pipistrello?

Il primo calendario del 2025 è dedicato alla possibilità, da parte di un filosofo americano, di immaginare di essere un animale: un pipistrello.

 

Rimanendo più vicino agli animali con cui abitualmente conviviamo, possiamo ricordare un delizioso racconto che Fritz Leiber (1) scrisse nel 1958 in cui si cala nelle vesti di in giovane gatto:

 

“A giudicare dall'aspetto esteriore, Gummitch era solo un gattino vividamente normale”. Gummitch vive in una tipica famiglia made in USA sui cui membri non lesina giudizi severi: il capofamiglia è “piuttosto simpatico ma esasperatamente lento di comprendonio”, sua moglie “crede fermamente che i gattini operino nello stesso spazio-tempo degli altri esseri, che per andare da qui a debbano attraversare lo spazio intermedio”, Gummitch detesta i loro due figli piccoli e mal sopporta gli altri due gatti di casa. “Ma Gummitch poteva facilmente perdonare tutta questa inadeguatezza di massa […] perché era consapevole di essere l'unico a conoscere la vera verità su sé stesso e anche sugli altri gattini”. Gummitch sostiene di avere un QI di 160, ha molti interessi, sta concependo libri come l’ “Enciclopedia degli odori”, “Occhi a fessura guardano la vita”, “Psicologia antropofelina” e cose simili “per vivere l’esistenza fino in fondo e assorbire la conoscenza”. Parla molto bene la lingua dei felini e ha una comprensione intuitiva di tutto il linguaggio umano. E’ convinto che, crescendo, lascerà la sua forma di gatto e diventerà un essere umano.

 

Il racconto di Leiber ci consegna un’idea letteraria e fantasiosa della mappa mentale di un ambizioso gatto domestico. Leiber è un grande scrittore, ma è probabile che anche molti di noi, proprio perché ci proclamiamo amici degli animali, abbiamo immaginato di essere un animale e ci siamo chiesti che cosa si prova a essere non solo un gatto, ma anche un cavallo, un cane, un ragno o uno scarafaggio. Chi, guardando il proprio compagno a quattro zampe, non si è mai chiesto: cosa starà pensando?

 

Il tentativo di rispondere compiutamente alla domanda ”come un animale vede il mondo?” è destinato a fallire in partenza. Nessuno è diverso da sé, ne può esserlo: nessuno è stato gatto né scarafaggio (con l’eccezione di Gregor Samsa) né altro da sé, sicché ciascuno di noi ha un’idea del mondo esterno diversa, conformata sulla propria esperienza individuale e sul proprio insieme di valori. Esiste una sfera esistenziale che isola ciascuno di noi - umano o animale - da tutti gli altri: nel 1909 l’etologo Jakob von Uexküll ha introdotto il concetto di Umwelt a significare il mondo-ambiente, la bolla sensoriale, in cui ogni specie vive. Nel proprio Umwelt l’animale percepisce solo gli stimoli collegati alle sue funzioni vitali (e quindi alla sopravvivenza della specie): ricerca del nutrimento e della possibilità di riprodursi. La sua mappa mentale è quindi limitata ai bisogni della sua specie. 

 

L’Umwelt sembra qualcosa di restrittivo, ma il lavoro degli etologi non solo ci sta insegnando ciò che c’è alla base del pensiero dei nostri fratelli non umani, ma ci sprona a praticare l’umiltà, ovvero ad abbandonare il punto di vista antropocentrico che fa dell’animale non umano una copia in qualche modo incompleta, un clone bizzarro, dell’essere umano, sullo stile di Walt Disney. E ci dimostra che la realtà è molto più estesa e ricca di quella che l’uomo vede intorno a sé e che percepiamo solo in (piccola) parte.

 

Nel bellissimo libro Un mondo immenso (2) del 2022 il giornalista premio Pulitzer e zoologo Ed Yong ci fornisce una estesa panoramica delle capacità percettive degli animali, passando in rassegna i singoli organi di senso. Molti risultati sono noti, ma l’autore li rilegge non tanto con l’interesse dello scienziato ma con la piena consapevolezza che l’uomo, che più di tutti gli altri animali ha sviluppato curiosità, creatività ed etica, proprio per questo deve essere rispettoso del mondo degli animali non umani e del loro punto di vista. Tanto più che la conoscenza dei meccanismi del mondo animale può essere d'aiuto anche alla nostra specie (un caso tra molti: la tecnica di lettura dei segnali di ritorno dei pipistrelli, l’ecolocalizzazione, è attualmente studiata per arricchire la capacità di orientamento delle persone non vedenti).

 

Qualche esempio tra centinaia:

 

• per l’essere umano l’organo più efficiente per creare un’immagine del mondo esterno è senz’altro la vista. Il nostro Umwelt è basato sulla vista, ma molti animali hanno una qualità visiva assai più elevata: i nostri occhi ci danno solo un panorama frontale, per vedere di lato occorre ruotare la testa, gli uccelli e i bovini (per non parlare dei camaleonti) hanno un angolo di visuale permanente che sfiora i 360°. Api, farfalle, molte specie di uccelli, le renne vedono la luce ultravioletta, le zanzare (ma anche gli squali) individuano le loro vittime in base alla radiazione infrarossa;

 

• l’olfatto è un senso che l’uomo moderno ha dimenticato (Freud considerava l’avere una forte capacità olfattiva un sintomo di nevrosi) ma i salmoni tornano sul luogo della loro nascita inseguendo gli odori dell’infanzia, gli orsi polari seminano odori con le loro zampe e sono in grado di ritrovarli lungo percorsi di centinaia di chilometri, le femmine degli elefanti rilasciano nell’urina una sostanza che informa i maschi di essere pronte all’accoppiamento, che uno studio del 1996 ha dimostrato essere identica a quella utilizzata dalle falene per attrarre i maschi;

 

• i cani “vedono col naso”, che ha un compartimento separato in cui archiviano gli odori. Annusando qua a là il nostro amico è in grado di integrare nella sua Umwelt una narrazione: chi è passato di qua? è uno che conosco? quanto tempo fa è passato? il naso, dunque, è anche un organo che consente di misurare il tempo;

 

• i segnali rumorosi (canto degli uccelli, gracidio dei batraci, frinire delle cicale) sono molto diffusi in natura, ma solo alcuni tipi di balena e gli elefanti producono segnali a bassa frequenza. All’opposto molti roditori chiacchierano con linguaggi ultrasonici: noi non possiamo percepire ne gli uni né gli altri;

 

• pipistrelli e odontoceti (delfini, orche, capodogli) sono le uniche specie che lanciano nell’ambiente segnali non sonori.Il radar dei delfini è più penetrante di quello dei pipistrelli, e consente loro di percepire gli organi interni di un’eventuale preda;

 

• i pesci gatto hanno il senso del gusto più esteso in natura, le papille gustative sono sparse su tutto il corpo, se il cane vede con l’olfatto e il pipistrello col radar il pesce gatto vede col gusto, la sua realtà è fatta di assaggi e di ricordi di assaggi;

 

• i coleotteri Melanophila acuminata sono attratti dal calore e si accoppiano durante gli incendi boschivi: le femmine depongo le uova sulla corteccia fumante. Vivono e si riproducono tra le fiamme;

 

• la magnetoricezione delle tartarughe caretta e delle falene bogong è basata su un organo di senso che ancora non è stato identificato.

 

L’analisi dell’Umwelt diventa ancora più affascinante a mano a mano che ci spostiamo dagli stimoli dell’ambiente verso l’interno dell’animale, dalla ricezione alla propriocezione (3) ovvero ci chiediamo come gli stimoli vengono elaborati dal cervello per essere trasformati in atti esistenziali (individuare la propria posizione nello spazio, dirigersi verso il cibo, allontanarsi dal pericolo, …): una domanda che coinvolge il senso dello spazio e del tempo, la memoria e in definitiva la vera mappa mentale dell’animale. 

 

Sappiamo, dai classici esperimenti del labirinto, che i ratti sono i grado di figurarsi una mappa tridimensionale dell’ambiente, sappiamo che la mappa dell’areale di molte scimmie viene trasferita dalla madre ai figli durante il lungo periodo in cui i piccoli - prima di diventare autonomi - vivono con lei. Sappiamo che gli eventi fondamentali (dormire, nutrirsi) sono scanditi nel tempo dal ritmo circadiano, ma a tale tempo “assoluto” si sovrappone la percezione locale, altrettanto distorta come può esserlo nell’uomo, da emozioni gratificanti (tempo “breve”) e negative (tempo “lungo”). Sappiamo che nel cane e nel gatto sono attive forme di memoria ancestrale (che consente all’animale domestico di tornare, se necessario, allo stato selvatico) e di memoria di razza (che fanno sì che il cucciolo di una data specie mostri la stessa vocazione dei suoi antenati), che coesistono con la memoria meccanica (che consente di muoversi in ambienti noti), con la memoria affettiva (riconoscimento di situazioni emotivamente coinvolgenti) e con la memoria associativa (in genere indotta, dovuta all’addestramento, più difficoltosa da suscitare per i felini).

 

Sono temi di frontiera, di cui abbiamo solo conoscenza episodica, anche se tutto quanto ci spinge verso la certezza che ogni animale sia dotato di quella consapevolezza di sé che chiamiamo coscienza (4). Le scoperte scientifiche ci avvicinano sempre più a un momento di svolta, al superamento del precetto biblico che vede l’uomo come dominatore degli animali (Gen, 1, 28). 

 

Secondo molti testi esoterici stiamo entrando nell’Età dell’Acquario (non negata neppure dal Cristianesimo, che la chiama Età dello Spirito (5)): il mondo terribile che oggi è sotto i nostri occhi potrebbe quindi preludere a un nuovo Eden.

 

________________________

(1) Fritz Leiber (1910-1992) è un esponente di punta della fantascienza classica americana. Autore prolifico e pluripremiato ha dedicato molte delle sue narrazioni ai gatti, che amava profondamente. Anche altri autori dello stesso periodo hanno dedicato ai gatti diverse opere

(2) il libro, dal titolo originale: An Immense World: How animal senses reveal the hidden realms around us, è tradotto in italiano e pubblicato da La Nave di Teseo (Feltrinelli). E’ un grande volume scritto in linguaggio accessibile che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni amante della natura (circola anche come eBook)

(3) il termine propriocezione, qui usato in senso lato, è utilizzato per indicare la capacità dell’essere umano di percepire la propria posizione nello spazio senza l’uso della vista

(4) Federico Faggin, l’inventore del microprocessore, ha sviluppato, col supporto del fisico teorico Giacomo Mauro D’Ariano, una teoria secondo la quale la coscienza, ovvero la percezione della propria esistenza, è una caratteristica primitiva di ogni ente fisico, dalle particelle elementari al cosmo nella sua totalità

(5) secondo Gioacchino da Fiore (1130-1202), teologo e filosofo cristiano attualmente in corso di canonizzazione, la vicenda umana si svolge in tre periodi: il tempo del Padre, legato al Vecchio Testamento, quello del Figlio, legato al Vangelo, quello dello Spirito Santo, la stagione della grazia

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