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venerd́ 28 febbraio 2025

Il calendario di marzo 2025

Gli animali entreranno nel Regno dei Cieli

Anche se tutti noi sappiamo che la vita dei nostri animali domestici è fatalmente più breve di quella umana, quando il nostro compagno (un cane, un gatto, un maialino, una capretta, ma anche una tartaruga o un pappagallino) ci lascia, quelli di noi che hanno il dono della fede certamente si chiedono se lo rivedrà e potrà riaverlo con sé nella vita eterna (ma è una domanda che si pongono anche coloro che sono indifferenti alle questioni religiose). E' un argomento che abbiamo più di una volta sfiorato in qualche calendario, ovvero se gli animali abbiano un'anima, intesa come anima immortale, non dissimile da quella dell'uomo e dunque destinata alla vita eterna. 

La Chiesa assicura i fedeli che vivranno per sempre riprendendo i loro corpi (finalmente liberati da tutti i difetti terreni) ma non si è mai pronunciata esplicitamente sull'esistenza dell'anima degli animali, e dunque sul loro destino dopo la morte. La ragione di questo silenzio è la mancanza di riferimenti rivelati: nella Genesi (1:25-26) si legge che gli animali sono soggetti all'essere umano, che è l'unico creato a immagine e somiglianza di Dio, dopo di che i testi sacri non ne parlano più salvo in termini utilitaristici o simbolici.

Tuttavia alcuni passi, come "Il lupo abiterà con l'agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto, il vitello, il leone e il bestiame ingrassato staranno insieme, e un fanciullo li condurrà" (Isaia 11:6-9) e, nel Nuovo Testamento, "La creazione attende con ardente desiderio la rivelazione dei figli di Dio, perché anche essa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione" (lettera di Paolo ai Romani 8:9-22) lasciano intendere che il rinnovamento coinvolgerà tutta la natura e quindi gli animali. 

L'opinione di una salvezza generale prevalse nei padri della Chiesa fino al II secolo, dopo di che si cominciò a pensare che fosse riservata solo agli esseri umani, benché esistessero pareri contrari (ad esempio quello di Origene, III secolo) e molti santi mostrassero predilezione per tutti o alcuni animali (oltre a San Francesco: San Macario, Sant'Antionio Abate, San Benedetto e non pochi altri).

La realtà è che la Chiesa, ponendo attenzione solo alla creazione, si è occupata assai poco degli animali, così come si è occupata poco della qualità della loro vita, la cui difesa è ancora oggi limitata a poche affermazioni generiche ("È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita", art. 2418 CCC, Catechismo della Chiesa Cattolica).

La vaghezza delle fonti ebraiche, innestata sul pensiero greco (Aristotele sosteneva che gli animali hanno un'anima sensitiva ma non razionale), ha prodotto nel mondo cristiano una selva di ipotesi che si estende fino ai nostri giorni, in cui l'animalismo ha preso vigore. Non a caso la salvezza degli animali è stata definita da Papa Francesco "un annoso problema teologico", sul quale nessun Pontefice si è mai pronunciato ex cathedra. Così all'apertura di Paolo VI, che si spinge a dichiarare che "Gli animali sono la parte più piccola della Creazione Divina, ma noi un giorno li rivedremo nel Mistero di Cristo" fa eco l'atteggiamento di Benedetto XVI che, parlando ai veterinari, afferma che per gli animali "la morte è solo la fine dell'esistenza terrena". Lo stesso Papa Francesco, che pure ha scelto il nome del santo più "animalista" di tutti, ha criticato più volte l'eccessiva dedizione dei fedeli ai loro animali domestici, attirandosi anche qualche moto d'ira delle associazioni. Comunque quelle dei padri della Chiesa e dei Pontefici sono solo opinioni che non fanno dottrina, valide quanto quelle di ciascuno di noi. Consegue che il cristiano può solo sperare che anche ai suoi animali venga concessa la vita eterna (i pochi passi della Bibbia citati danno corpo a tale aspettativa), sentendosi parte della schiera di fedeli che la condividono.

Tuttavia fin dall'antichità, basandosi su una lettura indiretta di altri passi della Bibbia, alcuni studiosi hanno sostenuto che il dono della vita eterna agli animali è ben più di una speranza. Ad esempio durante il diluvio universale non solo tutti gli animali vengono salvati nell'arca, ma il patto che Dio stringe con Noè è esteso a tutti i viventi: "l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra" (Genesi, 9:15). Inoltre la conoscenza offerta dall'etologia contemporanea dimostra indiscutibilmente che la psiche degli animali non è puramente sensitiva ma anche emozionale, in grado di provare amicizia verso individui di specie diverse*, in fondo molto simile a quella dell'uomo. Quindi la concordanza di queste due fonti: la Bibbia, che è un libro sacro tanto per i cristiani quanto per gli ebrei e gli islamici e i risultati scientifici, che respingono l'idea di un'anima "minore" per gli animali, possono dare ai credenti un buon grado di certezza che rivedranno i loro animali nell'aldilà.

Nonostante la mancanza di elementi dottrinali non sono pochi gli esponenti religiosi che si sono pronunciati con forza sull'esistenza della vita eterna per gli animali. Ne ricorderemo solo alcuni, di epoche e confessioni diverse.

Martin Lutero rassicurava il suo volpino, Tölpel, dicendogli "anche tu nella resurrezione avrai una piccola coda d’oro”; di un'altra sua cagnolina, Tati, ha scritto "Non posso immaginare neppure per un momento che il mio Dio meraviglioso e adorabile, […] il Padre che veglia su ogni passero che cade dal tetto, dopo aver creato qualcosa di spiritualmente bello come l’anima di Tati possa sbarazzarsene, utilitaristicamente, e lasciarla rotolare nel non essere, nel nulla”. Quasi le stesse parole sono utilizzate dal teologo domenicano Frank Dubois nel suo recente volume Pourquoi les vaches ressuscitent (probablement), che aggiunge “Escludere gli animali dal cielo significa privare l’uomo di compagni di vita che furono determinanti nel corso della sua esistenza". Anche lo scrittore (autore di Le cronache di Narnia) e teologo C.S. Lewis, che pure ebbe un rapporto difficile con la fede, condivide l'idea di una vita eterna aperta a tutte le creature. Giusto per non dimenticare il Cristianesimo Ortodosso, vale la pena di citare il Metropolita Kallistos Ware (1934-2022): "Gli animali erano con Adamo ed Eva nell'Eden, quindi perché mai non dovrebbero essere anche in Paradiso?"

L'intellettuale che con maggior forza ha difeso la salvezza degli animali è italiano e contemporaneo. Si tratta di Paolo De Benedetti (1927-2016), teologo, biblista, accademico nonché personalità di assoluto rilievo nell'editoria italiana, che ha dedicato un libro dal titolo inequivocabile, Teologia degli animali (2007), proprio all'indagine sulla possibilità della vita eterna anche per i nostri amici: leggiamo a pag. 82 "[il Messia sofferente] appare negli occhi di un cane che muore". Col suo libro De Benedetti, nato in una famiglia ebraica ma battezzato (dice di sé: "Di domenica sono cristiano e di sabato sono ebreo"), proprio perché in grado di sostenere idee afferenti a due religioni diverse, fornisce ai credenti la massima conferma che rivedranno i loro cari animali.

Bene, questo è tutto e sembra molto confortante.

Vale la pena di ricordare che il problema non è se gli animali - innocenti dalla nascita alla morte - andranno in Paradiso, cosa certa, ma se ci andranno i loro padroni, che il Paradiso se lo devono conquistare con uno sforzo che dura tutta la vita.

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* il fenomeno, denominato amicizia interspecie, è ben noto per gli animali domestici, dove lo si può attribuire al processo di domesticazione, ma è anche diffuso tra individui appartenenti a specie selvatiche che in generale sono antagoniste. Inoltre, benché per il momento la sperimentazione l'abbia accertato solo per i cani, esiste la conferma che alcuni animali sono in grado di assumere il punto di vista di individui di altre specie (cfr. Animal Cognition, nro 20, 2017)

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