Ammettiamolo una buona volta senza sentirci in colpa: l'uomo possiede qualità che altri animali non hanno.
Una di queste è la stupidità.
Filosofi, biologi ed etologi concordano sul fatto che la stupidità è un tratto solo ed esclusivamente umano: se fosse esistita una specie animale stupida, si sarebbe estinta*. Invece i meccanismi sociali propri della specie umana hanno garantito la sopravvivenza di una quota non trascurabile di stupidi che intralciano quotidianamente la vita di chi stupido non è.
Sebbene l'uomo sia l'unico essere vivente che presenta comportamenti stupidi, non è facile definire la stupidità. La stupidità cui è dedicato questo calendario non è certo una caratteristica congenita, come l'idiozia o il cretinismo (benché i termini idiota e cretino siano abituali sinonimi di stupido). Non è neppure una forma di pazzia durevole o un raptus momentaneo così come non è un atto impulsivo, come un acquisto non programmato. Ciò nonostante ognuno di noi è in grado di affermare in modo condivisibile che una data persona (collega, vicino di casa, personalità pubblica, …) ha manifestato un comportamento stupido. Lo stupido, come l'intendiamo abitualmente, non sempre si manifesta tale: può essere un buon padre di famiglia, un ottimo dirigente, un leader politico, un soggetto equilibrato che - in un determinato contesto, di fronte a uno specifico problema - prende decisioni irrazionali, facendo un uso inefficace delle proprie capacità cognitive; in questo caso diciamo che agisce stupidamente, che si comporta da cretino.
Il fenomeno della stupidità umana è complesso e affascinante, ma solo raramente è stato affrontato in chiave scientifica. Il riferimento abituale (e praticamente unico) è un studio sperimentale del 1999 degli psicologici David Dunning e Kustin Kruger che definisce il comportamento stupido come distorsione cognitiva di soggetti che tendono a sovrastimare la propria preparazione su un qualche tema, giudicandola a torto superiore alla media; sono individui che godono dell'illusoria superiorità dovuta dall'impossibilità di riconoscere la propria incapacità. E' un sentimento che lo stesso Dunning considera analogo all'incapacità di un menomato fisico (ad esempio un cieco) di riconoscere l'esistenza della sua menomazione. In onore degli autori, a questo atteggiamento è stato dato il nome di effetto Dunning-Kruger (EDK). Essi stessi, tuttavia, ammettono che non si tratta di una vera scoperta, ma piuttosto della sistematizzazione di un sentire comune, che attraversa la storia dell'umanità, lasciando una quantità di tracce raccolte dagli intellettuali e dagli artisti di ogni epoca e perfino dai miti e dalle religioni.
La carenza di studi scientifici non ha impedito a letterati, artisti e filosofi di approfondire il tema della stupidità umana.
Nel 1985 l'editore Mondadori pubblica un corposo volume dal titolo La prevalenza del cretino, che raccoglie una serie di articoli che Fruttero e Lucentini avevano pubblicato su vari periodici tra gli anni '70 e '80. A poca distanza di tempo, nel 1988 appare in Italia un volumetto dal titolo Le leggi fondamentali della stupidità umana. L'autore è un economista di gran fama, Carlo M. Cipolla. Le illustrazioni sono vignette del celebre fumettista Altan**.
I due libri sono molto diversi: quello di Fruttero e Lucentini è aneddotico, espone fatti di cronaca in chiave satirica; quello di Cipolla contiene un serio tentativo di capire se la stupidità si possa inquadrare in un sistema di regole scientifiche, analoghe a quelle economiche e sociali. Ma entrambi i volumi conducono a un'identica inequivocabile conclusione: il cretino è assai più pericoloso del malvagio.
I due volumi, soprattutto il saggio di Cipolla, scatenano una vera tempesta di pubblicazioni, come se la stupidità fosse un argomento fino allora sconosciuto, una nuova scoperta che si affaccia all'orizzonte dell'uomo. Spesso raccontano casi di vita, altrettanto spesso contengono indicazioni su come proteggersi dagli stupidi, ma non mancano testi di sociologia, di filosofia, di semeiotica***. Vengono ristampati anche volumi ormai dimenticati, come il celebre Sulla stupidità di Robert Musil, del 1937, e il Trionfo della stupidità, una collezione di settanta articoli che Bertand Russel scrisse tra il 1930 e il 1935. Poco male se si tratta di testi d'antan: la stupidità non invecchia.
Il problema è che il concept di stupidità è quanto mai esteso e coinvolge non solo lo stupido in quanto agente primario ma anche qualcuno (pochi o molti) che ne subiscono le conseguenze.
Premesso che tutti gli stupidi sono creativi, imprevedibili, possono intraprendere azioni originali che nessuno si aspetterebbe che qualcuno facesse davvero, tenteremo qui di seguito di creare una classificazione t ipologica.
Il livello più elementare (o stupido a impatto limitato) è quello di chi crea danno a sé stesso e a pochi altri nel suo intorno. E' il tipo che attraversa la strada guardando il cellulare, che parcheggia in doppia e tripla fila, imbocca l'autostrada contromano, il pilota che decide di suicidarsi facendo precipitare un velivolo pieno di passeggeri,… Non possiamo non arricchire questa categoria con gli autori di crimini che vengono scoperti a causa della distrazione del colpevole (non si va ad ammazzare uno tenendo lo smartphone in tasca!). Il loro effetto è indebolito dall'esistenza di leggi, norme e sistemi punitivi che tendono a ridurre la ridurre la frequenza della "cazzata" o da sistemi di controllo (ad esempio, nel caso de ll'aereo, il secondo pilota).
Il livello immediatamente superiore è quello dello stupido altruista, che vuole aiutare ma in genere aggrava la situazione. Atteggiamento tipico di chi "sa cosa si deve fare" (ad esempio perché l'ha letto in Internet). E' un soggetto che incontriamo spesso, può creare danno a piccole comunità.
Con lo stupido organizzato facciamo un salto di qualità. E' il primo livello in cui la stupidità si coniuga col potere. Sono soggetti (tipicamente quadri o manager) autoreferenziali, sempre convinti di essere in grado di prendere decisioni strategiche anche su temi di cui non sono competenti. Il potere di cui godono (sull'ufficio, sull'azienda, sul plotone, sul gruppo di riferimento) consente loro di imporle senza tener conto delle opinioni critiche. Per quanto possano provocare disastri locali (chiusura dell'azienda, massacro dei soldati,…) sono generalmente in buona fede. Da sempre la scienza manageriale ha tentato di limitare questi fenomeni col ricorso a semplici strumenti rivolti a impedire decisioni individuali estreme (riunioni intra e inter reparto,…), che comunque possono essere inefficaci nel non raro caso in cui lo stupido organizzato abbia elevate capacità di persuasione.
Il tipico stupido comunicativo è l'opinionista che ha a disposizione strumenti tecnici con cui diffondere la sua voce. Il suo potere è solo indiretto, mediato dai mezzi di comunicazione. Può essere in buona fede ma raramente lo è: i giornalisti che ripetono opinioni di regime, i commentatori prezzolati che sostengono il pensiero unico. Sono indubbiamente pericolosi.
Con lo stupido burocratico entriamo in un'area in cui a stoltezza e potere si aggiunge spesso malignità d'animo. Il potere elevato e indiscusso consente a questi soggetti di godere dell'impunità di imporre al prossimo regole assurde (gli psicologi considerano tale soddisfazione come catarsi di un profilo mentale inadeguato ad affrontare la realtà del mondo esterno al sistema in cui i burocrati hanno trovato rifugio). Poiché in generale occupano gradi medio-alti in una piramide di potere che condivide gli stessi valori ideologici non sono necessariamente in cattiva fede, ma sono perfettamente coscienti che anche le decisioni più assurde contribuiranno allo sviluppo della loro carriera, alla loro ascesa verso il vertice della piramide.
Il soggetto più dannoso è lo stupido egemonico: un individuo fortemente autoreferenziale, chiuso nel proprio particolare, che occupa una posizione di potere talmente elevata (in un partito, in un governo, in un gruppo accademico o scientifico, in un esercito, in qualunque struttura piramidale) da rendere la sua decisione non opinabile. E, qualora venisse criticata, ha il potere di azzittire qualunque opinione contraria (alcune pagine del calendario illustrano casi emblematici).
La stupidità tecnologica è una caratteristica che può essere presente in tutti i profili illustrati (eventualmente compare da sola). E' l'atteggiamento di chi rifiuta l'innovazione ostacolando l'efficienza dei processi. Il termine tecnologico non deve far pensare a un atteggiamento esclusivamente contemporaneo: ad esempio l'inventore Erone di Alessandria progettò nel I secolo a.C. una serie di dispositivi (motore a vapore, macchine teatrali programmabili, meccanismi di sollevamento,…) che i suoi contemporanei considerarono solo come curiosità, seppellendo le potenzialità tecnologiche della Grecia. La stupidità tecnologica**** è bivalente: il tecnofilo che non comprende la tecnologia che utilizza è altrettanto pericoloso di chi la disprezza; è ciò che è successo dal 1990 in poi quando molti organismi pubblici sono passati all'informatizzazione senza comprenderne le conseguenze (da cui un frequente ritorno ai sistemi cartacei).
Il giovane Werther del best seller di Goethe, pubblicato nel 1774, ci porge un'altra e raffinata tipologia di stupidità: la stupidità esistenziale. Werther nasce bene, può vivere senza lavorare, conosce Lotte, promessa sposa di un suo amico; se ne innamora, dopo un anno tenta perfino di baciarla contro la volontà di lei. Ma Lotte è fedele al marito: Werther si spara. Più stupidi lui sono i tanti giovani europei che lo imitano dopo la lettura del libro: si vestono come Werther, lasciano lettere di addio (magari copiate dal libro) e si sparano come Werther. L'innamorato infelice non è l'unico archetipo della stupidità esistenziale, c'è anche quello del superuomo inadeguato: come Raskolnikof, immortalato da Dostoevskij nel 1866, che è stupido almeno tre volte: la prima perché è convinto che esistano uomini che possono infrangere le leggi, anche se a fin di bene; la seconda perché, una volta uccisa la vecchia usuraia (e già che c'era anche la di lei sorella) non è in grado di sopportare il senso di colpa (poteva ben pensarci prima!); la terza perché dopo il delitto si comporta in modo da attirare i sospetti del giudice istruttore.
Bene: mi sembra che tutto ciò basti per convincere chiunque che la stupidità umana è diffusa e multiforme. Ma, ultimo dubbio, è una qualità sempre negativa, foriera di disagi, disastri e cadaveri? Una domanda che l'umanista Erasmo da Rotterdam fece propria nel 1509, quando dedicò una settimana a scrivere di getto L'elogio della Follia. Siamo sinceri: tutte le forme di stupidità finora elencate sono semplici devianze dal buon senso comune, imperfezioni della razionalità. E che cos'è l'arte, l'innovazione, il mito se non un'esplosione di irrazionalità? Scrive Erasmo: "Non vedete, prima di tutto, con quanta preveggenza Madre Natura, artefice della specie umana, ha evitato che il pimento della follia venisse in qualche misura a mancare?"
Siamo stolti, dunque, cum judicio.
nell'immagine: Giotto, Stultitia, 1303-1304, affresco nella cappella degli Scrovegni, Padova
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* quelli che ci potrebbero apparire come comportamenti stupidi e azioni irrazionali tra gli animali non umani sono sempre e solo dovuti a elementi esterni: un gatto tenta di aggredire la sua immagine riflessa da uno specchio non perché è stupido, ma perché lo specchio non fa parte del suo Umwelt, del mondo che conosce; così come una volpe che resta soffocata da un sacchetto di plastica. Un uccello che resta intrappolato in un tronco cavo non è stupido, ma incapace di riconoscere un pericolo che la sua specie non ha incontrato nel suo percorso evolutivo. I polli restano confusi di fronte a più di quattro oggetti, perché una molteplicità superiore di oggetti supera la capacità del loro sistema cognitivo. I parassiti che uccidono il proprio ospite (i così detti parassotoidi, ad esempio alcune specie di vespe) non sono stupidi: la morte dell'ospite coincide col rilascio delle spore, alla generazione che muore con l'ospite si sostituisce una nuova generazione, conformemente al principio evolutivo che privilegia la sopravvivenza della specie rispetto a quella dell'individuo
** data la sua importanza e notorietà, il volume di Carlo M. Cipolla è analizzato più in profondità nelle pagine aggiuntive del calendario, insieme a un breve excursus storico di personaggi stupidi, letterari e reali
*** non tutti dello stesso livello. Ad esempio l'ultima pubblicazione del valente matematico Piergiorgio Odifreddi, dal titolo Dizionario della stupidità, palesa che l'autore, che fa vanto di considerare stupido il 90% dell'umanità, è non meno stupido delle stupidaggini che racconta
**** un caso ben noto di stupidità tecnologica è la tastiera qwerty, tuttora adottata praticamente da tutti i computer. La sequenza dei tasti era stata progettata da Sholes e Gidden nel 1873 per evitare, distanziando i tasti delle coppie di lettere maggiormente utilizzate nella lingua inglese, in modo che i martelletti non si sovrapponessero incastrandosi. Quando alla macchina meccanica si sostituì quella elettrica nessuno pensò a sostituire la tastiera qwerty, perché era (ed è ancora) quella utilizzata in tutti i corsi di dattilografia