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lunedì 30 novembre 2020

Il calendario di dicembre 2020

Natale col bue e l'asino

Tra i protagonisti della Natività il bue e l’asino sono gli animali che hanno un ruolo primario (agnelli, colombe, cammelli e altri restano solo sullo sfondo). Se vi siano stati veramente presenti oppure no è questione dibattuta, sopratutto dopo il libro di Papa Ratzinger “L’infanzia di Gesù” (2012) che informa che la loro presenza non si trova nei quattro Vangeli canonici, ma appare solo nello peudo-Matteo, un Vangelo apocrifo scritto molti anni dopo la crocifissione. Poco male: i Vangeli canonici divennero tali nel Concilio di Trento, verso la metà del ‘500, mentre l’invenzione del presepe, con tanto di bue e asinello, è di tre secoli precedente, cioè di un’epoca in cui queste sottili distinzioni tra ciò che era verità evangelica e ciò che restava in dubbio non si erano ancora manifestate. Così il bue e l’asino sono arrivati ai nostri giorni, e la loro presenza nel presepio è diventata irrinunciabile consuetudine*.

Al di là delle questioni di fede ci è sembrato giusto dedicare il nostro calendario di dicembre 2020 (l’anno horribilis) a questi due amici e al ruolo che essi hanno avuto nell'arte, al di là della loro incerta presenza alla nascita di Gesù.

Cominciamo col dire che sono praticamente inesistenti rappresentazioni artistiche non legate al Natale dove asino e bue appaiono insieme: certo, sono entrambi animali da lavoro, ma con vocazioni diverse anche se complementari.

Il bue è legato in modo indissolubile all’agricoltura. Prima del bue era la forza dell’uomo a scavare il solco per la semina, ma già nel 6000 a.C., in Mesopotamia, qualcuno scoprì che sfruttando questo poderoso animale la coltivazione e la vita del contadino facevano un salto di qualità. Da allora e fino alla rivoluzione industriale, che scoprì la trazione a motore, il bue (talvolta insieme al cavallo) fu il protagonista dell’agricoltura, aggiogato all’aratro con bardature via via più efficienti. Per questo motivo la stragrande maggioranza delle opere d’arte dedicate al bue lo vedono al lavoro: se non sta trascinando un aratro è legato a un carretto, rare sono le immagini in cui appare a riposo.

L’asino è attestato, come mezzo di trasporto, nel Medio Oriente del 3000 a.C., da cui si diffuse in tutta Europa e - dopo il XVI secolo - nelle Americhe, diventando il mezzo di trasporto per antonomasia, preferito - in questo - al cavallo** perché più resistente, più economico e particolarmente accorto nel muoversi su terreni difficili. Molte opere d’arte, tuttavia, sembrano privilegiare non tanto la sua funzione di supporto all’attività umana quanto un aspetto simbolico che affonda le sue radici nell’antico Egitto (dove raffigurava il dio Seth) e nella mitologia greca (dove era collegato a Dioniso) e poi si trasmette al Cristianesimo, che oppone l’icona dell’asino domestico (paziente, prudente, testardo, intelligente, mansueto) a quella dell’asino selvatico, l’onagro, Equus hemionus onager, che acquista e mantiene durante tutto il Medio Evo tratti demoniaci.

D’altra parte non tutte le Natività espongono bue e asinello; in molte di esse, anzi, non è presente alcun animale.

Nell’immagine a sinistra due belle opere con ben i vista i nostri due (in alto: un mosaico del 1150, che si può vedere a Palermo. In basso: Domenico Ghirlandaio, Natività e adorazione dei pastori, 1485),

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* l’associazione dei due animali alla presenza di Gesù serve di conferma alle profezie bibliche di Isaia e Abacuc. In undici passi della Bibbia, infatti, bue e asino vengono citati insieme, talvolta in modo contrapposto (Deuteronomio 22,10: “Non lavorerai con un bue ed un asino aggiogati assieme”)

** non c’è da credere a tutto quanto vediamo nei film sul far west: le diligenze erano trainate da cavalli, è certo, ma i carri da trasporto privilegiavano buoi, asini e soprattutto muli. E’ celebre il twenty mule team wagon, un convoglio di carri giganteschi, utilizzato per trasportare il borace attraverso la Death Valley e trainato proprio da venti muli

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