Il calendario di novembre 2021
L'immortale
L’idra sta conoscendo un rinnovata rinnovata notorietà da quando la dottoressa Carrie Madej, di un laboratorio della Georgia, USA, sostiene di aver fotografato all’interno di fiale di vaccini Covid un organismo vivente dotato di piccoli tentacoli, all’apparenza molto somigliante a una animaletto che prende il nome di Hydra vulgaris. Sempre che la cosa sia vera, si tratta probabilmente di uno stock di siero contaminato, ma la questione è stata ripresa in pompa magna dai siti di informazione alternativa, tanto più che analoghi ritrovamenti sono stati effettuati da altri ricercatori.
Comunque stiano le cose, il fatto ha riportato l’attenzione di quella parte del pubblico che non disdegna l’informazione ad ampio spettro su una creatura sorprendente, imparentata con meduse e coralli (tutti animali acquatici pluricellulari facenti capo al vastissimo philum dei Celenterati).
Per capire perché l’idra ha suscitato da sempre l’interesse dell’uomo occorre fare un salto all’indietro nel tempo di almeno tre millenni.
Da una palude senza fondo vicino alla città di Lerna, in Argolide, si levano miasmi spaventosi, nessuno osa avvicinarsi perché la palude è abitata da un mostro a nove teste*. Il mostro è in gamba, se gli tagli una testa, quella ricresce, ed anzi ne ricrescono due; in più può uccidere un uomo col solo respiro, e si muore anche toccando il suo sangue e perfino camminando sulle sue orme. Non a caso Idra è sorella di Cerbero e della Chimera, altri soggetti di dubbia reputazione. Ciò non ostante Ercole, facendo ricorso a qualche scorrettezza, la uccide**.
Passano alcune centinaia di anni ed ecco che verso la fine del ‘600 un mercante olandese, certo Antoni van Leeuwenhoek, che costruiva da sé le lenti per poter esaminare da vicino i tessuti di cui faceva commercio, perfeziona il microscopio e lo usa per guardare le cose che ha sottomano: liquidi organici, gocce d’acqua, muffe e via dicendo. Era un dilettante (solo in seguito ne fu riconosciuto il genio) ma tanto bastò per identificare un animaletto con dei tentacoli lungo non più di un paio di millimetri che vive nelle polle di acqua limpida. Aveva trovato l’Idra, quella vera, ma lo studio sistematico di questo esserino fu approfondito solo nel 1744, quando lo svizzero Abraham Trembley osservò che, facendolo a pezzi, esso si rigenerava, ne più ne meno che le teste dell’Idra mitologica.
In effetti l’Idra costituisce un organismo praticamente immortale, perché la maggior parte delle sue cellule sono di tipo staminale totipotente, ovvero in grado di differenziarsi rinnovando gli organi deteriorati. Questa capacità è presente in tutti gli altri organismi viventi, ma è limitata al periodo embrionale, mentre nell’Idra è permanente: anche nel caso in cui non venga offeso alcun organo il processo di rinnovamento cellulare resta attivo e si può stimare che tutte le cellule dell’Idra vengano rimpiazzate in un periodo di tempo inferiore al mese, impedendone l’invecchiamento. Non contenta di questa capacità, l’Idra ha in serbo altre due strategie di mantenimento della specie: in determinate condizioni sul corpo si possono sviluppare organi maschili o femminili o entrambi (riproduzione sessuale, talvolta per autofecondazione); in altre condizioni si verifica il germogliamento: una piccola idra cresce dal corpo del genitore e se ne distacca alla maturità.
Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che l’Idra ha un appetito vorace, che le estremità dei tentacoli sono urticanti e in grado di paralizzare prede ben più grandi dell’Idra stessa, che poi vengono ingerite in sequenza creando dilatazioni del tubo digestivo; che viceversa può tollerare lunghi periodi di digiuno, durante i quali si nutre divorando le sue stesse cellule, concludiamo di trovarci davanti a un organismo stupefacente. Forse è proprio questo il motivo che ha indotto la dottoressa Madej alla preoccupazione che possa essere inoculato nell’uomo attraverso un vaccino.
Un’altra ragione di successo è l’aspetto simbolico: l’idra vive tra i miasmi, camminare sulle sue orme significa morire, le teste dell’Idra sono i desideri mondani ed egoistici, che occorre superare per raggiungere la saggezza: ognuno di noi ha un’idra dentro di sé, ognuno di noi deve ucciderla. Forse è proprio questo valore un po’ iniziatico che ha ispirato e continua a ispirare molti artisti (vedi alcune immagini nel calendario).
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* non tutti i classici sono d’accordo sul numero di teste, c’è chi sostiene che siano meno di nove e chi sostiene (come Simonide e Dioodoro Siculo) che siano 50 o più
** l’Idra avrà la sua vendetta. Infatti la mogliettina gelosa di Ercole, certa Deianira, fa indossare al marito un abito che - guarda caso - era intriso del sangue dell’Idra, e questo lo uccide (uccide per così dire: Zeus, da buon deus ex machina, lo salva e gli da una nuova sposa, Deianira si suicida) |