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martedì 30 agosto 2022

Il calendario di settembre 2022

Ipotesi Gaia

Certamente tutti coloro che, come noi, amano gli animali e l’ambiente, conoscono e utilizzano il termine Gaia. Con tale parola, nel linguaggio comune si indica frequentemente l’insieme degli esseri viventi e delle reciproche relazioni che essi hanno l’uno con l’altro. Ma questa dizione, che mette l’accento solo sugli aspetti biologici, è quanto mai riduttiva rispetto alla realtà di quella che tecnicamente prende il nome di Ipotesi Gaia.

Nell’Ipotesi Gaia, la biosfera è uno tra gli altri elementi del sistema di autoregolazione del Pianeta, un meccanismo che include anche la materia non vivente. Anzi, potremmo dire che la permanenza della biosfera è la conseguenza e forse lo scopo delle attività che Gaia sviluppa quotidianamente, che includono, oltre a meccanismi biologici, anche eventi puramente fisico-chimici: il Pianeta, con tutte le sue componenti (biologiche e non viventi) si comporta come un superorganismo dotato di retroazione, cioè della capacità di perseguire un obiettivo (per l’appunto il mantenimento del Pianeta) identificando le aree critiche e modificandole in senso positivo. Questa caratteristica, che risponde al nome di omeostasi, è tipica di ogni essere vivente, che tende a mantenere stabili le sue caratteristiche interne al variare delle condizioni esterne agendo su meccanismi che risiedono negli apparati del corpo. Se l’obiettivo dell’omeostasi biologica è la sopravvivenza dell’organismo ovvero, in definitiva, la continuazione della vita, per Gaia l’omeostasi si allarga a tutto il Pianeta.

Gaia nasce “ufficialmente” nel 1979, in seguito alla pubblicazione di un libro del chimico inglese James Lovelock (deceduto il mese scorso alla bella età di 103 anni) ma l’idea che tutti i processi - biologici e geologici - che avvengono sulla Terra siano in qualche modo connessi risale al geologo e medico scozzese James Hutton (1726-1797), venne ripresa dal naturalista ed esploratore tedesco Alexander von Humbolt (1769-1859) e poi dal geochimico Vladimir Ivanovič Vernadskij (1863-1945), coinventore del termine Biosfera.

L’idea che anima la formulazione dell’ipotesi Gaia è che la crosta terrestre, così come i mari, l’atmosfera e tutte la altri componenti geofisiche della Terra vengano regolate da organismi viventi, il cui obiettivo è quello di preservarsi. Non esiste un unico meccanismo di feedback, ma una enorme quantità di cicli differenti e simultanei il cui risultato globale è la conservazione degli esseri viventi. Ancora oggi, ma soprattutto nell’antichità del Pianeta, il maggior contributo degli esseri viventi alla modellazione geologica e atmosferica è dato da organismi molto piccoli: batteri, unicellulari, licheni, alghe, che operano congiuntamente con le grandi forze telluriche e meteoriche nella trasformazione della crosta terrestre (il carbone, il petrolio, il gas naturale sono le testimonianze più vistose di questi processi storici; l’ossigeno e l’anidride carbonica atmosferica, oltre a essere stati prodotti nel passato da unicellulari, vengono tuttora prodotti anche da esseri viventi di grandi dimensioni). Se gli esseri viventi contribuiscono alla modifica dell’ambiente è vero anche viceversa: l’ambiente determina - attraverso il processo dell’evoluzione - le forme di vita. Quindi l’Ipotesi Gaia è in realtà una teoria della coevoluzione della materia organica e inorganica, cioè del progressivo mutuo adattamento dell’ambiente alla vita e di questa all’ambiente, il che significa che l’Ipotesi Gaia non si oppone alla teoria darwiniana.

Quest’ultimo è un punto importante, perché - alla sua nascita - l’Ipotesi Gaia è stata accusata (e da alcuni ricercatori lo è ancora) di essere metafisica, eccessivamente finalistica.

Resta il fatto che l’insieme dei feedback che costituiscono Gaia, ovvero la retroazione complessiva che Gaia effettua, sembra indubbiamente privilegiare la conservazione della vita piuttosto che la sua estinzione e il conseguente trionfo della “materia bruta” su quella vivente, una dissimetria che certamente non piace ai ricercatori di mentalità strettamente meccanicista, che accusano l’ipotesi Gaia di eccessivo vitalismo e quindi di non costituire una teoria realmente scientifica, benché esistano verifiche della capacità predittiva dell’Ipotesi Gaia. Lo stesso Lovelock aderisce all’idea finalistica (che vede Gaia come un reale organismo vivente) scrivendo che “Essa è ora sveglia e consapevole di se stessa”. La microbiologa Lynn Margulis, conscia del rischio che l’ipotesi di Lovelock venisse guardata con diffidenza dagli accademici più materialisti, tentò di ridurne l’aspetto teleologico sostenendo che Gaia "non è un organismo", ma "una proprietà emergente di interazione tra organismi”.

Proprio per questo posizionamento ambiguo l’Ipotesi Gaia è diventato un piatto ghiotto per ideologie di segno diverso. Lovelock fu accusato di essere un sostenitore del progresso illimitato, tanto più che la compagnia petrolifera Shell, che era uno dei finanziatori di Lovelock volle vedere nel processo di autoregolazione del Pianeta un elemento di giustificazione per la prosecuzione delle attività estrattive.* Di un’idea opposta di Gaia si sono impossessati i sostenitori del pensiero New Age, che integrarono quella che era solo una speculazione scientifica con elementi mistici tratti dalle religioni orientali, concependo l’idea che gli uomini potessero avere una relazione spirituale col Pianeta (si pensi al film Avatar di James Cameron, 2009). Da qui discende un facile ecologismo fornito su un piatto d’argento ai poteri politici e finanziari che hanno cominciato a percorrere strumentalmente la strada della sostenibilità, puntellati anche da boutades di un Lovelock ultraottantenne che in The revenge of Gaia afferma, senza alcuna base scientifica, che ““Proprio come il corpo umano si serve della febbre per combattere un'infezione, così Gaia sta alzando la sua temperatura per espellere un parassita nocivo”**. Ma già nel 1972 Lovelock si era lasciato andare a dichiarazioni che preconizzavano l’assetto del Nuovo Ordine Mondiale, benché l’Ipotesi Gaia fosse in manifesta opposizione alle tesi del famigerato studio I limiti dello sviluppo del Club di Roma (1972), che a quei tempi costituiva la bibbia ecologica del potere.***

L’immagine di Pianeta vivente conferita a Gaia da Lovelock e dai suoi epigoni, nonché l’attribuzione del nome (Gea, che in greco ionico diventa Gaia e Cerere per i Romani), riecheggia un archetipo profondamente annidato nella cultura umana, quello della Madre Terra, che si ritrova in tutte le religioni: non una singola dea ma piuttosto un pantheon che raccoglie una quantità di simboli di protezione, maternità, prosperità, capacità di creare ordine dal caos, creando in ultima analisi una nuova religione sincretistica in cui la Natura rimpiazza il ruolo centrale del dio rivelato. E’ un altro passo in direzione del Nuovo Ordine Mondiale, cui ha contribuito anche Papa Bergoglio importando l’icona della Pachamama (versione andina della Madre Terra) in Vaticano. D’altra parte lo stesso Lovelock, in The age of Gaia pone la domanda “E se Maria non fosse che un altro nome di Gaia? Allora la sua capacità di parto virginale non sarebbe un miracolo, poiché questo è il ruolo di Gaia fin da quando è apparsa la vita”.

In definitiva, l’Ipotesi Gaia è diventata base di un esteso processo di contaminazione culturale e ci ha condotto in un’area dello scibile priva di certezze, come in tutte le discipline (dalla sociologia alla cosmologia) in cui non è possibile effettuare sperimentazioni, cioè riprodurre in laboratorio il processo sotto studio. Così l’Ipotesi Gaia confina col ben noto (e altrettanto ipotetico) Principio Antropico della cosmologia, un termine coniato nel 1973 che afferma che il nostro universo “dev'essere tale da permettere la creazione di osservatori all'interno di esso a un dato stadio [della sua esistenza]”, ovvero che l’universo deve avere delle caratteristiche specifiche che a un certo punto della sua evoluzione consentano lo sviluppo della vita e quindi della possibilità di conoscerlo. Da qui alla più estrema teoria del Disegno Intelligente, che sostiene che “alcune caratteristiche dell'universo e delle cose viventi sono spiegabili meglio attraverso una causa intelligente, [che] non attraverso un processo non pilotato come la selezione naturale” il passo è molto breve. Sono le aree di confine tra scienza e metafisica, la cui frequentazione dovrebbe insegnarci che che la cosiddetta scienza, che è l’orgoglio dell’homo sapiens, potrebbe non essere l’unica forma di conoscenza.

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* è la tesi sostenuta dalla storica della scienza Leah Aronowsky in un suo recente saggio. In realtà le cose sono un po’ diverse e non prive di ironia: Lovelock sviluppò la sua teoria del pianeta Terra mentre era incaricato dalla NASA, all’interno del progetto Viking, della ricerca di eventuali forme di vita presenti su pianeta non terrestre: Marte
** un importante contributo scientifico di Lovelock fu lo sviluppo di un metodo che consentì di diagnosticare il ruolo dei CFC (clorofluorocarburi) nella creazione del buco dell’ozono, riuscendo a farli mettere al bando. Non si può escludere che sia stato proprio questo successo che lo ha condotto a diventare sostenitore acritico della teoria del riscaldamento globale (per una critica documentata di tale teoria, cfr. il nostro calendario di febbraio 2022)
*** cfr. il calendario di febbraio 2022. Ricordiamo che lo studio del Club di Roma preconizzava la fine della civiltà umana non a causa del riscaldamento ma a causa del raffreddamento globale

nell'immagine: statua della dea Cibele, una Grande Madre che i romani importarono dall'Asia Minore, Formia, I sec. a.C.

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